Home Blog Pagina 801

Apple: mostrato per la prima volta un importante laboratorio “segreto”

Apple Park

Che Apple tenga alla riservatezza delle sue informazioni lo sapevamo già da tempo. Chi si aspettava, però, che questa avesse addirittura dei laboratori inaccessibili e segreti all’interno del suo nuovo campus? Nelle scorse ore, un gruppo di giornalisti ha avuto accesso ad uno di questi laboratori per vederne il loro scopo.

Apple è sempre stata un’azienda molto riservata. Uno degli obiettivi primari della casa è quello di salvaguardare la sicurezza dei suoi utenti, in particolare la privacy. Pare che i laboratori segreti di Cupertino siano adibiti a testate i prodotti Apple al fine di renderli i più sicuri possibili. Scopriamo le testimonianze dei giornalisti.

 

Apple: gli iPhone devono essere al sicuro al 100%

Sono stati alcuni giornalisti, i fortunati che accompagnati da Craig Federighi hanno potuto visitare uno dei laboratori segreti di Cupertino. Questo, si trova all’interno del nuovo campus dell’azienda, Apple Park. I giornalisti sono riusciti a documentare ciò che accade  all’intero di questi luoghi. La casa della mela morsicata utilizza questi laboratori per testare in condizione estreme i vari componenti dei suoi prodotti.

Ad essere messi in primo piano, sembrano essere i chip. In questi laboratori, Cupertino testa componenti che verranno presentate sui dispositivi nei prossimi anni. Si tratta di materiale molto esclusivo. Federighi ha spiegato ai giornalisti quanto l’azienda tenga alla sicurezza dei suoi prodotti. Gli iPhone e gli altri device Apple devono essere sicuri al 100%, è questo uno degli interessi principali della casa. La salvaguardia della privacy degli utenti risulta essere solo una piccola parte dell’intero processo. Restate in attesa per ulteriori aggiornamenti a riguardo.

Fortnite: una nuova collaborazione potrebbe arrivare a breve

Fortnite occhio

Negli ultimi tempi stiamo assistendo alla nascita di numerose collaborazioni tra la casa di Fortnite, Epic Games, e altre aziende di vario tipo. Ricordiamo, infatti, che nelle ultime settimane sono state presentate ben due collaborazioni successive. La prima riguardante il film John Wick 3 mentre la seconda riguardante Michael Jordan (ancora in corso). Pare però che tutto ciò non basti al colosso del fenomeno videoludico.

Qualche giorno fa vi abbiamo parlato della possibile arrivo di un evento di Fortnite nei prossimi giorni. Pare, infatti, che qualcosa stia accadendo nei pressi di Picco Polare. Nelle scorse ore, ulteriori conferme da parte dell’azienda fanno pensare ad una collaborazione riguardante l’ultimo film di Godzilla.

 

Fortnite: un occhio è apparso nell’iceberg di Picco Polare

Poche ore fa la zona di Picco Polare è cambiata ancora. E’ comparso un occhio all’interno dell’iceberg. Ricordiamo che da giorni si parla della presenza di un mostro all’interno del blocco di ghiaccio. Tutti si aspettano che questo riuscirà a liberarsi dando avvio ad un evento. In molti sono convinti che l’occhio sia un riferimento al nuovo film di Godzilla. Secondo le stime, l’evento potrebbe vedere la luce in queste ore.

Se tutto ciò fosse confermato, saremmo di fronte ad un’ennesima collaborazione tra Epic Games e una casa cinematografica. Ricordiamo che gli eventi speciali di Fortnite vengono accolti sempre molto positivamente dagli utenti che giocano al battle royale. A quanto pare l’azienda vuole puntare su questi per tenere alta la fama del videogioco. Restate in attesa per ulteriori aggiornamenti a riguardo.

Cosa fanno gli italiani con lo smartphone?

italiani-smartphone

Gli italiani amano la tecnologia e, in particolar modo, gli smartphone. Secondo l’ultimo rapporto Censis, infatti, gli italiani utilizzano sempre più spesso lo smartphone ed i social network, e sempre meno la tv. Nel 2018 la televisione registra una leggera flessione di telespettatori, determinata dal calo delle sue forme di diffusione più tradizionali. La tv digitale terrestre e la tv satellitare si attestano, rispettivamente, all’89,9% e al 41,2% di utenza tra gli italiani: entrambe cedono il 2,3% di pubblico nell’ultimo anno. Continuano a crescere invece la tv via internet (web tv e smart tv possono contare su una utenza del 30,1%, +3,3% in un anno) e la mobile tv (che è passata dall’1% del 2007 all’attuale 25,9% di spettatori, con un aumento del 3,8% nell’ultimo anno).

L’incremento di utenti dei servizi video digitali è uno dei cambiamenti più rilevanti del 2018: in un anno gli italiani che guardano i programmi delle piattaforme di tv on demand sono aumentati dall’11,1% al 17,9%, con punte del 29,1% tra i giovani under 30. La radio continua a rivelarsi all’avanguardia nei processi di ibridazione del sistema dei media. Complessivamente, i radioascoltatori sono il 79,3% degli italiani.

Gli italiani che utilizzano internet con lo smartphone sono in aumento dal 75,2% al 78,4% (+3,2% rispetto allo scorso anno e +33,1% dal 2007). Quelli che utilizzano gli smartphone salgono dal 69,6% al 73,8% (+4,2% nell’ultimo anno, mentre ancora nel 2009 li usava solo il 15% della popolazione). Gli utenti dei social network crescono ancora, dal 67,3% al 72,5% della popolazione.

Aumentano gli utenti di WhatsApp: il 67,5% degli italiani, l’81,6% degli under 30. Più della metà della popolazione usa i due social network più popolari: Facebook (56%) e YouTube (51,8%). Notevole è il passo in avanti di Instagram, che arriva al 26,7% di utenza (e al 55,2% tra i giovani). Mentre Twitter scende al 12,3%.

 

Italiani e lettura

Cambiano anche le abitudini degli italiani grazie agli smartphone. Se nel 2007 i quotidiani erano letti dal 67% degli italiani, nel 2018 la percentuale si è ridotta al 37,4% (anche se nell’ultimo anno registrano un +1,6% di utenza). Il calo non è stato compensato dai giornali online, che nello stesso periodo hanno incrementato l’utenza solo dal 21,1% al 26,3%.

Ma gli altri portali web di informazione sono consultati dal 46,1% degli italiani. Restano stabili i settimanali (con il 30,8% di lettori, -0,2% in un anno) e i mensili (con il 26,5% di lettori, -0,3%). Anche i lettori di libri continuano a diminuire anno dopo anno. Se nel 2007 il 59,4% degli italiani aveva letto almeno un libro nel corso dell’anno, nel 2018 il dato è sceso al 42% (-0,9% rispetto allo scorso anno). Né gli e-book (letti solo dall’8,5% degli italiani, -1,1% nell’ultimo anno) hanno compensato la riduzione.

 

Quanti smartphone ci sono?

In Italia circolano tantissimi smartphone, più di quanti ne circolino nel resto dei paesi europei. Il Censis rileva un boom della spesa per smartphone che si è triplicata in 10 anni (+221,6%, per un valore di quasi 6,2 miliardi di euro nell’ultimo anno) a fronte di un valore dei consumi complessivi delle famiglie non è ancora tornato ai livelli pre-crisi (-2,7% nel 2017 rispetto al 2007); quella per computer è aumentata del 54,7%, i servizi di telefonia si sono riassestati in basso per effetto di un riequilibrio tariffario (-10,4% nel periodo 2007-2017, per un valore però di quasi 17,5 miliardi di euro nell’ultimo anno) e la spesa per libri e giornali ha subito un collo (-38,8% nel decennio). Complessivamente, nel 2017 la spesa per cellulari, servizi di telefonia e traffico dati ha raggiunto i 23,7 miliardi di euro.

 

Il gioco online

Con lo smartphone si fa veramente di tutto, anche giocare ai casino online ed ai giochi come la roulette online di NetBet. I giochi online sono amati da entrambi i sessi. Questi, infatti, sono considerati un passatempo la sera prima di andare a letto o una partita nel tempo libero soprattutto nell’universo maschile.

 

I social network

I social network vanno alla grande, così come gli smartphone. Per il 47% degli italiani è positivo l’uso dei social network in politica per il 47% degli italiani. In merito al ruolo svolto dai social network nella comunicazione politica, gli italiani si dividono tra fautori e detrattori in due parti quasi uguali. Il 16,8% ritiene che svolgono una funzione preziosa, perché così i politici possono parlare direttamente ai cittadini, senza filtri. Il 30,3% pensa che siano utili, perché in questo modo i cittadini possono dire la loro rivolgendosi direttamente ai politici. Invece, il 23,7% crede che siano inutili, perché le notizie importanti si trovano sui giornali e in tv, il resto è gossip. Infine, il 29,2% è convinto che siano dannosi, perché favoriscono il populismo attraverso le semplificazioni, gli slogan e gli insulti rivolti agli avversari. 

La grande diffusione degli smartphone modifica i comportamenti di molte persone, protagoniste oggi di nuovi rituali, piccoli tic e manie mascherate. Il 59,4% degli italiani che possiedono un cellulare evoluto dichiara che, invece di telefonare, preferisce inviare messaggi per comunicare. Il 54,7% fa parte di gruppi su servizi di messaggistica come WhatsApp. 

Trovato del materiale organico extraterrestre in rocce di 3 miliardi di anni

materiale-organico-extraterrestre

Dopo aver analizzato le rocce della regione montuosa Josefdal Chert, sui monti Makhonjwa in Sud Africa, alcuni geologi ritengono di aver individuato del materiale organico extraterrestre. Se fosse realmente così, questa potrebbe essere una prova a favore della teoria che afferma l’origine extraterrestre di alcune sostanze chimiche. Secondo questa teoria, alcune delle sostanze chimiche presenti sulla Terra, sono arrivate sul nostro pianeta grazie ad un meteorite.

I geologi hanno analizzato attentamente il deposito di antiche rocce vulcaniche in Sud Africa. Dopo aver raccolto dei campioni, questi sono stati analizzati in laboratorio utilizzando la tecnica chiamata spettroscopia di risonanza paramagnetica (EPR). Questo processo studia gli spin degli elettroni all’interno degli elementi chimici per stimarne l’origine. I risultati del test hanno evidenziato una struttura simile a quella dei meteoriti carbonio.

 

L’origine della materia organica

I primi test hanno subito evidenziato una somiglianza con la struttura chimica dei meteoriti contenenti carbonio, ma ciò non è insolito. La maggior parte degli elementi presenti sulla Terra proviene dallo spazio. I numerosi impatti che avvengono tra la nostra atmosfera e i meteoriti di ogni dimensione porta sulla superficie terrestre del materiale organico extraterrestre.

Questa volta però è diverso. La materia organica ritrovata in Sud Africa sembra essersi fossilizzata. Essa infatti appare dura come i sedimenti in cui era sepolta. Didier Gourier,autore principale dello studio e professore presso l’Institut de Recherche de Chimie de Paris, ha affermato: “Molti ricercatori ritengono che l’input extraterrestre durante la nascita della terra possa aver fornito abbondanti fonti di precursori organici“.

Gourier ha aggiunto: “Tuttavia, finora non ci sono prove dirette di tale approvvigionamento organico extraterrestre. La materia organica sepolta in sedimenti solidificati di mari primitivi ha subito importanti modifiche dalla temperatura, pressione e tempo. Ciò ha fossilizzato il materiale carbonioso“. Il problema principale per gli scienziati, infatti, non è quello di individuare dei sedimenti carboniosi, ma di determinare la loro origine.

CERN: Alla ricerca della materia oscura e dei fotoni scuri

materia-oscura-fotoni

La materia oscura rimane uno dei più grandi misteri della scienza. Nonostante gli scienziati siano convinti che costituisca circa l’85% di tutto l’universo, essa non interagisce con la forza elettromagnetica e non riflette o emette luce. Ciò la rende estremamante complessa da individuare, ma gli scienziati del CERN (Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare) stanno lavorando ad una nuova tecnologia per identificarla.

Utilizzando il rilevatore Compact Muon Solenoid, o CMS, il più grande acceleratore di particelle al mondo, gli scienziati stanne cercando di esaminare la meteria oscura con l’aiuto dei fotoni scuri. Secondo la ricerca, la materia oscura interagisce con le altre particelle attraverso questi particolari fotoni. Infatti si comporterebbero esattamente come i regolari fotoni interagiscono con le altre particelle standard.

 

L’interazione con i fotoni scuri

Gli scienziati del CERN hanno discusso la loro teoria alla settima conferenza annuale del Large Hadron Collider Physics a Puebla, in Messico. Come il team CMS ha dichiarato: “Lo studio della materia oscura è uno degli argomenti di ricerca principali dell’esperimento CMS. Il modello standard della fisica delle particelle descrive il comportamento delle particelle elementari con incredibile accuratezza ma non fornisce alcuna spiegazione o possibile particella che possa costituirla”.

Fino ad ora il team del CMS non è stato in grado di rilevare la presenza di fotoni scuri. Ma gli scienziati sono determinati ad individuare la materia oscura, nonostante non abbiano indizi su di essa. Il team ha aggiunto: “Molte misurazioni astronomiche hanno misurato che la materia oscura rappresenta più dell’80 percento della massa nell’universo osservabile. Oltre alla sua esistenza, i fisici sanno molto poco della materia oscura, a causa della sua apparentemente estremamente debole interazione con la materia ordinaria“.

Nonostante gli scarsi risultati ottenuti fino ad ora, il team considera un risultato nullo ugualmente positivo. Il fatto che non siano riusciti a trovare un segnale della presenza della materia oscura non indica che essa non sia presente. Così ha concluso il team: “Questo risultato nullo servirà a guidare ulteriori lavori teorici e sperimentali“.

Come nasce un buco nero: l’ESA indaga sui misteriosi cuori delle galassie

buco nero

Siamo da sempre affascinati dalla forza dirompente ed immensa dei buchi neri, dal pensiero di cosa possa nascondersi al dilla dell’orizzonte degli eventi. Abbiamo seguito le scoperte più recenti e talvolta immaginato cosa vi fosse nell’oscuro cuore di un buco nero. E tra le tante domande che ancora sono senza risposta ve ne è una a cui l’ESA (European Space Agency) sembra intenzionata a dare una risposta: Come si sono formati i buchi neri supermassicci che si trovano al centro delle galassie?

Questi giganti cosmici, con masse anche di miliardi di volte più grandi del Sole, si trovano al centro delle galassie più massicce dell’Universo. Abbiamo impiegato 100 anni per vedere la prima foto reale di un buco nero e non sappiamo come si siano formati e perché abbiano iniziato ad assorbire violentemente la materia che li circonda. Un evento di tale portata che è in grado di trasformare le galassie in nuclei galattici attivi, o quasar.

 

ATHENA e LISA: l’indagine sulla nascita di un buco nero

Per cercare di sciogliere questi misteri attorno ai buchi neri supermassicci, l’ESA lancerà nel 2030 due progetti grandiosi, attualmente ancora in fase di studio: ATHENA (Advanced Telescope for High-Energy Astrophysics) e LISA (Laser Interferometer Space Antenna).

ATHENA osserverà le emissioni a raggi X emesse dalla materia incandescente attorno ai buchi neri. Mentre LISA sarà in grado di rilevare le onde gravitazionali. Maggiore interesse nella ricerca sarà posto sui buchi neri più lontani, ovvero quelli formatesi nelle prime centinaia di milioni di anni della storia del cosmo.

Ma ciò di cui i ricercatori sono a caccia è un evento mai studiato fino ad oggi: lo scontro tra due buchi neri supermassicci, un evento cosmico di potenza inaudita mai osservato fino ad ora sia nei raggi X che nelle onde gravitazionali. Attraverso la combinazione di ATHENA e LISA, questo evento potrebbe finalmente essere osservato.

 

Uno studio combinato per osservare “in diretta” lo scontro tra due buchi neri supermassicci

Fino ad ora, grazie a LIGO e Virgo, ci eravamo limitati a registrare le onde gravitazionali ad alta frequenza emesse dallo scontro tra buchi neri di dimensioni più piccole. Ma LISA potrebbe essere in grado di captare le onde gravitazionali a frequenza bassa, emesse dallo scontro di due buchi neri supermassicci.

Quando nel 2017 fu osservata la prima fusione tra un buco nero ed una stella di neutrini, le radiazioni emesse furono anche nello spettro elettromagnetico, per questo furono registrate da molti telescopi spaziali e terrestri. Ora queste informazioni potrebbero essere combinate, grazie a LISA ed ATHENA, anche con le analisi nelle onde gravitazionali a bassa frequenza e nei raggi X.

Lo studio delle simulazioni e l’analisi combinata su più piani potrebbe permetterci di individuare la fusione tra due buchi neri supermassicci all’inizio del processo, grazie a LISA. In questo modo gli scienziati saranno in grado di capire esattamente dove puntare ATHENA prima che la fusione sia completata.

In questo modo potremmo assistere, nel momento vero e proprio della fusione, alla nascita di una nuova sorgente di raggi X e, chissà, forse alla nascita di un nucleo galattico attivo. Sarebbero registrati getti di particelle ad alta energia lanciati quasi alla velocità della luce dal buco nero appena formato.

Ricostruito il volto di una donna dal suo DNA di 3500 anni fa

dna

Alcuni ricercatori sono riusciti ad estrarre da un dente, il DNA di una donna giapponese vissuta tra i 3500 ed i 3800 anni fa. Dall’analisi del genoma sono riusciti poi a ricostruire il volto della donna e anche a carpire molte informazioni sulla popolazione a cui apparteneva, il popolo Jōmon. La scoperta è stata inoltre di grande aiuto per la comprensione della storia delle popolazioni di questa parte del mondo.

Il cranio della donna fu ritrovato nel sito archeologico di Funadomari, sull’isola di Rebun, al largo della più grande isola di Hokkaido. Il cranio conservava ancora la dentatura e da un molare sono riusciti ad estrarre il DNA ed in seguito sequenziare l’intero genoma della donna.

 

Le straordinarie caratteristiche del DNA della donna Jōmon

Grazie all’analisi genomica, i ricercatori del Museo di Natura e Scienza di Tokyo, sono riusciti ad identificare alcune caratteristiche peculiari della popolazione Jōmon. Rispetto ai moderni giapponesi, i Jōmon avevano una pelle più scura e lentiggini, capelli crespi e occhi marroni. In sostanza assomigliavano molto alle popolazioni indigene dell’isola di Taiwan e a quelle della penisola coreana e dell’estremo oriente della Russia.

Proprio come le popolazioni che vivono in climi più freddi e come quelle che oggi abitano le zone artiche, la donna dei Jōmon, presenta un’interessante caratteristica metabolica nel suo DNA. Sembra infatti che contenga una variazione genetica rara che permette la digestione di cibi con un alto contenuto di grassi. Proprio come gli Inuit che si cibano di animali grassi come foche e balene.

Un’altra importante rivelazione di questa scoperta è il colore del cerume. Sembrerebbe infatti che la donna avesse un cerume di colore arancione. Per noi certo è normale dato che è così per il 97% dei caucasici e degli africani, ma non è assolutamente comune nelle popolazioni dell’est-asiatico, che hanno invece cerume di colore bianco.

SpaceX sta studiando gli effetti dei viaggi nello spazio sul corpo umano

viaggi-spazio-effetti

Non è una novità che la NASA faccia degli esperimenti sulle reazioni del corpo umano ai viaggi nello spazio. Ma questa volta SpaceX sta utilizzando una nuova tecnologia. L’azienda aerospaziale statunitense ha infatti inviato dei campioni di organi umani per osservare gli effetti del vivere nello spazio per lunghi periodi di tempo.

I campioni di tessuti, sono stati inviati sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Secondo un comunicato stampa della NASA, la microgravità, o assenza di peso, può causare dei cambiamenti nel corpo umano. Secondo gli scienziati questi cambiamenti possono simulare dei processi di invecchiamento accelerato, o di malattia, dei tessuti. Ad esempio hanno osservato come, trovandosi a lungo sulla Stazione Spaziale Internazionale, esposti all’assenza di peso, gli astronauti hanno subito un indebolimento del sistema immunitario, dei muscoli e delle ossa.

 

I vantaggi per la medicina

Tra i vari campioni di tessuti portati sulla ISS, ognuno è progettato per imitare il comportamento di una parte diversa del corpo umano. Tra questi sono presenti campioni i cellule provenienti da reni, polmoni, ossa e barriera emato-encefalica. Ognuno di questi tessuti potrebbe aiutare a prevedere l’efficacia di alcuni farmaci sul corpo umano.

Gli scienziati, in microgravità, saranno in grado di osservare in tempo minore il cambiamento delle cellule, dato che le cellule umane in assenza di peso invecchiano più rapidamente. Uno studio che sulla Terra richiederebbe alcuni mesi. Ciò non solo aiuterà a comprendere come mantenere sani gli astronauti durante i viaggi nello spazio, ma sarà anche utile per la ricerca e lo sviluppo di nuovi trattamenti medici sul nostro pianeta.

Acqua terrestre nella cometa di Natale: le origini degli oceani

acqua terrestre

Lo scorso Dicembre la cometa di Natale, così è nota 46P/Wirtanen, è passata sopra le nostre teste meravigliate. Ma la meraviglio più grande l’ha regalata agli astronomi che l’hanno potuta osservare nel suo passaggio accanto alla Terra. Sembra infatti che la cometa contenga al suo interno “una vasta riserva di acqua”, molto simile a quella che oggi si trova nei nostri oceani.

Questa scoperta potrebbe confermare la teoria di alcuni astronomi della NASA che sostengono che l’acqua primordiale della Terra, vi sia giunta dallo spazio proprio grazie a comete come questa. In seguito si sarebbero poi formati da questa, oceani e mari.

 

L’acqua terrestre che viene dallo spazio

Sul nostro pianeta l’acqua esiste in due forme diverse, quella classica che tutti conosciamo, composta da due atomi di idrogeno “normale” e uno di ossgeno; ed una sua altra versione. conosciuta come acqua pesante. L’acqua pesante è acqua contenente una percentuale significativa di deuterio, un isotopo dell’idrogeno, sia sotto forma di ossido di deuterio, D2O o 2H2O, o come ossido di deuterio e prozio, HDO o 1H2HO. Fisicamente e chimicamente, è simile all’acqua.

Il rapporto tra acqua normale e deuterio è variabile e sembra che sulla cometa di Natale, questo rapporto sia lo stesso che è presente sulla Terra negli oceani. Questo potrebbe indicare un origine comune dell’acqua terrestre e di quella della cometa.

 

SOFIA: nelle comete c’è l’acqua della Terra

Ad individuare la riserva di acqua sulla cometa 46P/Wirtanen, è stato l’Osservatorio Stratosferico della NASA per l’Astronomia ad Infrarossi, meglio conosciuto come SOFIA (Stratospheric Observatory for Infrared Astronomy), il più grande telescopio del mondo. SOFIA ha raccolto numerosi dati e misurazioni di 46P/Wirtanen, nel suo avvicinamento alla Terra a metà Dicembre del 2018.

Darek Lis, principale autore dello studio, ha affermato che aver “identificato una vasta riserva di acqua simile alla Terra nelle zone più esterne del sistema solare” potrebbe far pensare che l’acqua sia giunta sulla Terra proprio grazie alle comete, dato che il rapporto tra i due diversi tipi di molecole d’acqua sulla cometa, corrisponde a quello degli oceani terrestri.

Grazie ai risultati ottenuti da SOFIA, i ricercatori hanno effettuato lo stesso tipo di indagini anche su altre comete, scoprendo che lo stesso rapporto tra acqua e acqua pesante, era presente anche su altre comete, indipendentemente dal loro luogo di origine. Secondo la NASA quindi questo potrebbe “implicare che tutte le comete abbiano un rapporto tra acqua pesante e acqua normale simile a quello degli oceani della Terra, e che avrebbero potuto fornire una grande quantità di acqua alla Terra”.

Nvidia annuncia la sua nuova piattaforma RTX Studio, rivolta ai creatori

Nvidia è un’azienda molto famosa che si occupa di produzione di processori grafici, schede madri e componenti per console di gioco e computer. L’azienda statunitense, recentemente ha lanciato la piattaforma NVIDIA Studio rivolta ai creatori, che si basa sulla tecnologia RTX. Vediamo di cosa si tratta.

 

Ecco la piattaforma Nvidia Studio con RTX

Nvidia ha dato il via al Computex Taipei lanciando una nuova iniziativa hardware-software rivolta ai creatori, insieme a una vasta gamma di laptop per supportarla. Nvidia Studio è una raccolta di API, SDK e driver per le GPU Nvidia RTX progettate per migliorare le prestazioni e l’efficienza del software creativo.

Nvidia afferma che i suoi Driver Studio, che vengono rinominati dagli attuali Driver Creator-Ready, sono testati su software come Adobe, Epic, Autodesk, Unity e Blackmagic Design. Gli sviluppatori di app possono utilizzare il software CUDA-X AI per l’automazione di determinati compiti come l’upscaling delle immagini o la corrispondenza dei colori dei video.

Sette produttori di PC annunceranno 17 computer portatili con marchio RTX Studio tra loro al Computex questa settimana, incluse le offerte di Acer, Asus, Dell, Gigabyte, HP, MSI e Razer. I laptop avranno opzioni per le GPU RTX 2080, 2070 e 2060, nonché i modelli Quadro 5000, 4000 e 3000 della gamma di workstation Nvidia.

L’azienda afferma che nei suoi test, un laptop RTX Studio senza nome con una CPU Core i7 e una GPU Max-Q RTX 2080 era sette volte più veloce di un MacBook Pro top-end con una grafica Core i9 e AMD Radeon Pro Vega 20 in app come Maya e RedCine-X Pro.

Siamo a terra al Computex e dovremmo essere in grado di offrirti specifiche su ciascuno di questi laptop RTX Studio al più presto. I prezzi inizieranno da $ 1.599 e che i primi modelli saranno disponibili a giugno.

Samsung Galaxy Note 10, fotocamera periscopio e ricarica super rapida

samsung

La linea Galaxy Note di Samsung si distingue dalle altre serie di telefoni di punta dell’azienda, la linea Galaxy S, in pochi modi. I dispositivi Note di solito vantano un display più grande, una batteria più grande, uno stilo S Pen integrato e una configurazione della fotocamera migliorata rispetto alle controparti a marchio S dello stesso anno. Il prossimo in uscita sarà il Samsung Galaxy Note 10, di cui già si sanno alcune caratteristiche.

Ecco alcune info sul Samsung Galaxy Note 10

In base alla frequente fonti IceUniverseOnLeaks (entrambi via Twitter), il Galaxy Note 10 sarà dotato di una fotocamera perforata sul davanti, ma a differenza della serie S10, sarà posizionato centralmente lungo il bordo superiore del suo display. Sebbene non vi sia alcun problema inerente alla posizione di offset del perforatore su simili della serie Galaxy S10, insieme a Honor View 20, Honor 20 e Honor 20 Pro, tale posizionamento sposta le icone di notifica e gli elementi dell’interfaccia utente in modo un po’ scomodo, mentre il posizionamento centrale è meno probabile che interferisca con la maggior parte dei design di interfacce e app convenzionali.

La serie Galaxy S10 presenta una configurazione della fotocamera straordinariamente versatile dalla società coreana; composto da un sensore principale stabilizzato otticamente (12-megapixel) (OIS), con un’apertura variabile da f / 1.5 a f / 2.4, un sensore ultra-wide da 16 megapixel e un terzo teleobiettivo da 12 megapixel con sensore OIS. Le aspettative indicano un’impostazione simile per il note 10, sebbene con una differenza chiave.

Samsung non ha fatto molto per migliorare la sua tecnologia da 15W Adaptive Fast Charge da quando è stata introdotta per la prima volta, con l’ago in movimento solo leggermente dall’arrivo della linea S10. Tre della famiglia S10 utilizzano la stessa ricarica da 15 W, mentre il Galaxy S10 5G di prossima uscita vanta una ricarica rapida da 25 W, aderendo allo standard USB Power Delivery 3.0.

Il Samsung Galaxy Note 10 (o almeno una variante) offrirà potenzialmente un’impressionante ricarica da 50 W, corrispondente alla tecnologia SuperVOOC di Oppo e al trionfo della 30P Warp Charge di OnePlus, così come alle tecnologie Huawei 40W SuperCharge nel processo.

Questa informazione impressionante proviene da una “fonte attendibile” strettamente legata alla catena di approvvigionamento di Samsung, che ha trasmesso le informazioni a Forbes, insieme ad altri dettagli sul trucco della Nota 10, inclusa l’inclusione di una batteria più grande da 4500 mAh (rispetto al Nota 9 della batteria 4000mAh).

Apple: nuova class action nei confronti dell’azienda di Cupertino

Apple Music utenti attivi

L’azienda della mela morsicata, Apple, si trova spesso a dover fronteggiare cause nei suoi confronti. Negli ultimi mesi, abbiamo assistito a numerose vicende di questo tipo che l’hanno coinvolta. E’ sempre più frequente il fenomeno delle class action nei suoi confronti. Qualche ora fa, degli utenti la hanno accusata di aver venduto dei dati personali di Apple Music e iTunes.

Ebbene sì, non è la prima volta che un gruppo di utenti si scaglia nei confronti del colosso di Cupertino. Ricordiamo che qualche tempo fa, in America, si è formata una grossissima class action nei confronti dell’azienda per quanto riguarda il fenomeno dell’obsolescenza programmata. L’ultima creata, va a toccare l’azienda su uno dei suoi punti più deboli.

 

Apple accusata di aver venduto i dati degli utenti

E’ made in USA, la class action nata nelle ultime ore. Dei residenti di Rhode Island e Michigan, accusano il colosso della mela morsicata di aver venduto a terze parti diversi dati iTunes e Apple Music. Secondo quanto sostengono gli utenti, l’azienda avrebbe tratto un beneficio economico consistente dalla divulgazione di dati abbastanza personali dei clienti. Parliamo di dettagli quali nome, cognome, indirizzo, brani ascoltati, ecc.

I querelanti hanno chiesto un risarcimento all’azienda pari a 5mila dollari per ogni singola persona interessata. Tenendo conto che si tratta di un numero considerevole di persone, i danni per Apple potrebbero essere molto consistenti. La causa prenderà il via nel corso delle prossime settimane. Come andrà a finire la faccenda? Restate in attesa per ulteriori aggiornamenti a riguardo.

Come funzionano le scommesse sportive live in Italia

scommesse-italia

Lo sport in Italia è uno degli argomenti più seguiti e capaci di creare consenso, a livello di pubblico. Per questo motivo le scommesse sportive sono, in termini di gioco, sempre più conosciute e praticate dagli appassionati di sport in generale e nello specifico di calcio. In base a questa premessa è però importante fare chiarezza su quelli che sono i parametri che rendono più sicuri e attendibili i siti che si occupano di live betting, cioè le quote scommesse sportive live che secondo i dati pubblicati tra la fine del 2018 e questa prima parte del 2019, sono la formula più apprezzata dagli utenti che possono quindi giocare un singolo evento in tempo reale. Da questo punto di vista il biennio concluso è stato una ulteriore conferma rispetto a come questo tipo di business in Italia rappresenti una grande opportunità di guadagno, viste anche le molte esigenze del pubblico, sempre più numeroso, stando ai dati raccolti nell’ultimo semestre disponibile. Proprio per questo motivo è importante stabilire quali siano i migliori operatori per quanto riguarda le scommesse sportive.

 

Le scommesse sportive: come funzionano

Naturalmente la più grande differenza è data proprio dagli sport su cui si decide di puntare. Prendiamo come esempio il calcio, visto che grazie ai suoi numeri è capace di coinvolgere e di attirare un numero sempre maggiore di appassionati di scommesse, tra le varie agenzie di bookmakers che sono presenti in Europa e in Italia. Non solo i campionati di serie A e di B, ma anche il calcio estero, sta diventando sempre più importante, stando alle cifre che riguardano il betting online, con un’attenzione mediatica che diventa maggiore quando ci sono eventi come il Mondiale di calcio o la finale di Champions League. Anche in questo caso la possibilità di accedere a una quota relativa a una singola gara, può fare la differenza anche per le grandi aziende e società che si occupano di scommesse sportive. In seguito alla liberalizzazione dei mercati, sono arrivate le grandi aziende specializzate nel settore del betting online, che hanno radicalmente cambiato la situazione nel giro di poco tempo, offrendo quote migliorate e un servizio ottimale.

 

Un esempio di quota migliorata per le scommesse sportive

In che cosa consiste una quota migliorata per una singola gara? Prendiamo come esempio la finale di Champions League di quest’anno tra il Liverpool di Jurgen Klopp e il Tottenham di Mauricio Pochettino. Ora sulla carta i Red Devils sono dati favoriti con quote che vanno da 1.54 a 2.20, mentre il pareggio nei 90 minuti di tempo regolamentare è dato a 1.90 e la vittoria del Tottenham è data invece a 3.20. Con le quote migliorate andremo a scommettere invece una vittoria del Liverpool data a 2.40, 2.50, il pareggio dato a 2.20 e la vittoria degli Spurs data a 3.50. In più accedendo alla modalità di scommessa live, avremo la possibilità di avere le quote finali che vengono stabilite solo dopo aver raccolto tutte le giocate effettuate in precedenza, senza contare l’emozione di poter piazzare una scommessa in diretta mentre l’evento viene disputato. 

Apple: ecco la caratteristica di iPhone 11 che molti aspettano

apple-iphone-vendite

Nelle scorse settimane siamo stati bombardati da una miriade di rumors riguardanti i nuovi melafonini, iPhone 11. Diversi fornitori vicini al colosso di Cupertino hanno confermato alcune delle caratteristiche dei tre nuovi device. Tuttavia però, molte feature rimangono ancora ignote. Nelle scorse ore sono arrivate voci dell’arrivo di un’interessante novità sui nuovi smartphone Apple. Di cosa si tratta?

Ciò che risulta essere abbastanza certo in merito ai nuovi smartphone della mela morsicata è che questi punteranno sulle caratteristiche tecniche. I nuovi iPhone 11, infatti, saranno completamente identici ai precedenti modelli per quanto riguarda il design. Apple ha bisogno di presentare qualcosa che sorprenda la clientela. Andiamo a scoprire quale potrebbe essere una delle caratteristiche dei nuovi iPhone.

 

Apple: Dual Bluetooth Audio su iPhone 11

Ebbene sì, pare che il colosso della mela morsicata abbia intenzione di presentare una caratteristica volta a migliorare l’aspetto Bluetooth dei suoi melafonini. Sappiamo bene quanto Apple tenga a cuore l’idea dei dispositivi wireless. E’ a ragione di ciò che questa potrebbe mettere in campo quello che sul web è stato definito Dual Bluetooth Audio. Ad avanzare un idea di questo tipo, il noto sito giapponese Macotakara.

Attualmente, iPhone può collegarsi via Bluetooth solamente ad un dispositivo audio alla volta. Apple potrebbe aggiungere su iPhone 11 la funzione che permette di ascoltare lo stesso audio riprodotto su iPhone su due differenti dispositivi, ad esempio due paia di AirPods. Una feature di questo tipo sarebbe apprezzata da molti utenti. Trattandosi di semplici rumors, non sappiamo se ciò avrà un riscontro reale. Restate in attesa per ulteriori aggiornamenti a riguardo.

Fortnite: svelate in anteprima le sfide della settimana 4 della Stagione 9

Fortnite Stormsand set

Sono giorni molto intensi per il colosso del fenomeno videoludico degli ultimi tempi, Epic Games. Tra novità e correzioni di bug, l’azienda di Fortnite non sa più a che pensare. A breve, Epic Games rilascerà le sfide della settimana 4 della Stagione 9. Come al solito i dataminer sono riusciti a svelarle in anteprima.

Ebbene sì, pare proprio che non ci sia quasi nulla che Epic Games possa nascondere ai dataminer. Ogni qual volta viene pubblicato un aggiornamento, questi riescono ad estrapolare una marea di informazioni. Con l’aggiornamento 9.10, i dataminer sono riusciti ad anticipare, una ad una, tutte le sfide della settimana 4 della Stagione 9. Andiamo a scoprire insieme di cosa si tratta.

 

Fortnite: ecco le sfide di questa settimana

Le sfide settimanali di Fortnite sono oramai una prassi. Anche questa settimana ci saranno ben 7 sfide differenti e un totale di 50 stelle del Pass Battaglia come ricompensa. A queste si aggiungono 5000 punti esperienza se si completano almeno 4 sfide e una schermata di caricamento se vengono completate tutte. 3 sono aperte a tutti, mentre 4 sono riservate ai possessori del Pass Battaglia. Andiamo ad elencarle di seguito:

1) Infliggi danni agli avversari utilizzando un Cecchino. 2) Balla all’interno di una testa di pomodoro olografica (fase 1), balla all’interno di una testa di hamburger olografica (fase 2), balla al di sopra di una testa di raviolo (fase 3). 3) Effettua eliminazioni con armi leggendarie. 4) Distruggi una consegna di spedizioni in partite differenti. 5) Elimina avversari a Montagnole Maledette o Magazzino Ammuffito. 6) Visita differenti luoghi indicati in un match singolo. Non manca poi la classica sfida a fasi “atterra a…”. Ricordiamo che le sfide verranno rese disponibili nel corso di Giovedì pomeriggio. Restate in attesa per ulteriori aggiornamenti a riguardo

Videogiochi: la dipendenza da essi sarà riconosciuta come malattia

Videogiochi dipendenza

Negli ultimi tempi si è spesso parlato dei videogiochi e della dipendenza che questi possono causare. Diverse azienda hanno condotto varie ricerche al fine di dimostrare quanto i giovani di oggi, e non solo, siano sempre più succubi delle console e degli smartphone. E’ a ragione di ciò che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha deciso di intervenire in merito. La dipendenza dai videogiochi sarà considerata presto come una vera e propria malattia.

Sono sempre di più i giochi che “ipnotizzano” gli utenti ore e ore. Qualche mese fa vi abbiamo parlato del malevolo effetto che i battle royale hanno provocato a numerosi giovani. Si parla di aggressività e inconsapevolezza di esagerare. Ad essere coinvolti non sono solo i più giovani. Molto spesso, infatti, a cadere nel giro sono anche gli adulti.

 

Dipendenza dai Videogiochi: malattia secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità

Ebbene sì, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha tenuto la consueta assemblea generale annuale a Ginevra. L’assemblea ha avuto modo di affrontare la questione “dipendenza dai videogiochi” in maniera molto approfondita. Dopo un periodo di riflessione, questa ha deciso di riconoscere la condizione come una vera e propria malattia. A fronte di ciò è stato proposto un nuovo elenco ICD-11 che andrà in vigore a partire dal primo gennaio 2022 e alla quale dovranno attenersi tutti i paesi facenti parte dell’organizzazione.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel prendere la decisione, ha parlato di persone che non si rendono conto della quantità del tempo che trascorrono davanti ai videogiochi. Inoltre, questi molto spesso finiscono per sostituire attività quotidiane con il gioco. E’ in casi come questi che la condizione viene considerata una malattia.

Starlink di SpaceX: il grande progetto di Elon Musk per l’internet

starlink di spacex

In questi giorni molto si parla del progetto Starlink di SpaceX di Elon Musk. Si tratta davvero davvero di un progetto ambizioso e di grande portata, per portare la connessione internet a grande velocità a milione di persone in tutto il Pianeta. Musk, come sappiamo, intende realizzare questo progetto mandando in orbita dei satelliti non troppo costosi, che possano portare la connessione anche nelle aree più remote della Terra.

 

Che cosa prevede il progetto Starlink di SpaceX

Il progetto prevede un’enorme costellazione di satelliti tutto attorno al globo, e probabilmente ci vorranno anni prima che siano tutti in posizione, in orbita attorno alla Terra. Per ora Musk ha lanciato i primi 60 satelliti, giovedì scorso, partiti a bordo di un razzo Falcon 9 della sua azienda spaziale.

Il progetto era iniziato nel Novembre del 2018 con l’approvazione della FCC per il lancio di un totale di 7000 satelliti. L’obiettivo finale della SpaceX è però quello di lanciare 12.000 satelliti che creino una rete in grado di fornire l’accesso alla connessione internet satellitare per tutto il Globo. L’approvazione era arrivata dopo il lancio dei primi due satelliti di prova nel Febbraio del 2018, sempre grazie all’ausilio di un Falcon 9.

Questa volta invece non si tratta di un test, e sono i primi 60 satelliti di cui la rete sarà un giorno composta. Il lancio è stato mostrato da Elon Musk in uno dei suoi tanti tweet, in cui ha affermato che questi primi satelliti saranno del tutto inutili. Perchè si possa creare una rete a bassa copertura, serviranno altri 6 lanci come questo, Per una copertura moderata invece ne occorreranno almeno altri 12.

L’immensa rete che Musk ha in progetto porta l’attenzione però su quello che potrebbe essere uno spinoso problema: l’enorme rete dovrà infatti essere coordinata e programmata in modo da evitare i detriti e la spazzatura che ormai infesta la bassa orbita terrestre. E dovrà anche evitare di aggiungersi “al mucchio”.

Un’altro dubbio che ancora non è stato sciolto è quale potrebbe essere il prezzo di questo servizio per gli utenti. Inoltre la connessione che sarà fornita dallo Starlink di SpaceX potrà competere con il 5G?

La più antica collezione di meteoriti è stata trovata nel deserto di Acatama

meteoriti

Un’entusiasmante scoperta nel deserto di Atacama, ha permesso agli astronomi di ricostruire la frequenza di caduta dei meteoriti sulla Terra negli ultimi due milioni di anni. Si tratta del più alto numero di antichi meteoriti trovati bene conservati nel deserto cileno.

Il team internazionale di ricercatori, guidato dal dott. Alexis Drouard, ricercatore presso l’Université di Aix-Marseille, si è diretto nel deserto di Atacama per cercare di recuperare il maggior numero possibile di meteoriti caduti sulla terra in tempi molto distanti e dilatati. Come ha spiegato lo stesso Durand: “avevamo bisogno di un sito di studio che preservasse una vasta gamma di età terrestri in cui i meteoriti potrebbero essere precipitati, con scale temporali lunghe”.

Questo perché lo scopo della ricerca di Durand e dei suoi colleghi, è quello di identificare come il flusso di queste rocce spaziali sulla Terra sia cambiato nel corso delle ere e dei millenni e se questo cambiamento sia coerente con i fenomeni astronomici.

 

Perché cercare proprio nel deserto di Atacama?

Ma perché i ricercatori si sono recati proprio in Cile alla ricerca di questo grande tesoro? Secondo i ricercatori, anche se la maggior parte dei meteoriti trovati sulla superficie terrestre si trovano in Antartide (con una percentuale del 64%) e nei deserti caldi (dove si trovano il 30% dei meteoriti), questi non sono generalmente molto vecchi. Si tratta infatti di rocce spaziali che hanno al massimo 500.000 anni. Questo non solo perché quelli più antichi vengono distrutti ad esempio dall’erosione dell’acqua e del vento, ma anche perché si tratta di luoghi relativamente giovane, e quindi anche i meteoriti su di esse lo sono.

Il deserto cileno di Atacama invece è un luogo antichissimo, con la sua veneranda età di 10 milioni di anni. Ed inoltre il suo suolo è ricco di un alto numero di rocce spaziali, tra cui alcuni molto antichi. Nella zona di El Médano, i ricercatori hanno raccolto ben 388 meteoriti, 54 dei quali sono stati esaminati più attentamente. Si tratta, per tutti e 54, di condriti ordinari o meteoriti sassosi con minerali granulosi all’interno.

 

Un patrimonio di antichi meteoriti

Tramite la datazione cosmogenica dei campioni, il team ha stabilito che la media dell’età delle rocce spaziali raccolte è attorno ai 710.000 anni, ed il 30% di essi ha più di un milione di anni. Ben due i meteoriti che hanno più di due milioni di anni. I ricercatori si aspettavano una maggiore concentrazione di reperti giovani, dando per scontato che quelli più antichi fossero ormai distrutti dai millenni. Ma, come ha affermato il dott. Dourand, la grande abbondanza di meteoriti antichi indica che la distribuzione dell’età è perfettamente spiegata da un costante accumulo di meteoriti per milioni di anni”.

Le ricerche di Dourand e dei suoi colleghi aprono nuove porte alla ricerca sullo studio dei flussi meteoritici su vaste scale temporali. Per ora con la loro ricerca hanno dimostrato che “il flusso di meteoriti sembra essere rimasto costante in un periodo di due milioni di anni, ma non la loro composizione”.

Il silenzio degli alieni: gli extraterrestri potrebbero comunicare attraverso le onde gravitazionali

alieni-via-lattea

Un gruppo di scienziati sostiene che gli extraterrestri possono essere dotati di una tecnologia avanzata in grado di generare onde gravitazionali. Attraverso questi strumenti, sostengono gli scienziati, potrebbe essere possibile trovare una civiltà avanzata all’interno della Via Lattea.

L’Universo è troppo vasto e poco esplorato, ragion per cui è difficile per la comunità scientifica escludere totalmente l’esistenza di altre forme di vita al di fuori del Sistema Solare. Inoltre, diversi scienziati difendono l’esistenza di altre forme di vita, basate sul crescente numero di pianeti extrasolari scoperti.

Queste forme di vita – che potrebbero trovarsi su Marte, l’esotico Titano (luna di Saturno) o anche il torrido Venere – non sono state ancora trovate. La ricerca è stata vana, ma gli scienziati non si arrendono e vanno alla ricerca di nuove teorie che spieghino il silenzio di questi esseri.

 

Il silenzio degli alieni

Uno dei principali problemi evidenziati dagli scienziati per giustificare questo silenzio è la mancanza di conoscenza e tecnologia umane per riconoscere e rintracciare i segnali di esseri alieni, spesso chiamati bioassinature.

In un nuovo tentativo di trovare la vita extraterrestre, un team di scienziati, guidato da Marek Abramowicz dell’Università di Göteborg in Svezia, suggerisce che questi esseri potrebbero essere dotati di una tecnologia in grado di generare onde gravitazionali.

Queste onde, inizialmente previste da Albert Einstein, sono ondulazioni deboli che si propagano nel tessuto spazio-temporale e possono essere formate da fenomeni violenti come collisioni di stelle o buchi neri. Sullo sfondo, queste increspature sono come le onde generate da una roccia che cade in un lago.

Sebbene queste onde fossero già state teorizzate durante il ventesimo secolo, la loro osservazione diretta sulla Terra avvenne solo nel 2015. Questi fenomeni continuano ad essere studiati oggi, essendo considerati una finestra scientifica per l’Universo.

Sulla base di questo fenomeno, Abramowicz e il suo team sostengono che un piccolo cambiamento operativa nell’antenna della missione LISA – rilevatore spazio delle onde gravitazionali progettato dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) previsto al rilascio nel 2034 – sarebbe sufficiente a permettere a questa missione anche la ricerca di segni di civiltà extraterrestri avanzate.

Secondo gli scienziati, questo piccolo cambiamento in tale mega-rivelatore potrebbe anche consentire la scoperta di una civiltà avanzata all’interno della Via Lattea. “La nostra esistenza nell’universo è il risultato di una rara combinazione di circostanze. E lo stesso deve essere vero per qualsiasi civiltà extraterrestre avanzata“, si legge nello studio, i cui risultati sono stati resi disponibili su Arxiv.org. “Se ci sono degli [esseri alieni] nella Via Lattea, è probabile che siano sparsi su grandi distanze nello spazio e nel tempo. Tuttavia, [gli extraterrestri] certamente conoscono la proprietà unica del nostro centro galattico: ospita un enorme buco nero che si trova il più vicino e accessibile a noi“.

Una civiltà sufficientemente avanzata potrebbe aver messo una tecnologia nell’orbita di questo buco nero, con lo scopo di studiarla, estrarre energia o anche per scopi di comunicazione. In entrambe le opzioni, il suo moto orbitale sarà necessariamente una fonte di onde gravitazionali.

In parole povere: gli esperti ritengono che il centro della Via Lattea sarebbe il luogo ideale per mettere un “faro” che trasmetta messaggi al resto della galassia. Un tale dispositivo, sosteneva Abramowicz, dovrebbe inviare i messaggi di questi esseri attraverso le onde gravitazionali perché “una volta emesse, queste onde viaggiano attraverso lo spazio senza essere praticamente disturbate“.

Questo faro, che gli scienziati chiamavano il “messaggero”, dovrebbe avere le dimensioni e la massa di Giove per contenere abbastanza energia per rendere disponibili le comunicazioni. In queste condizioni, sostengono gli scienziati, lo strumento “potrebbe sostenersi per alcuni miliardi di anni ed emettere continuamente un segnale inequivocabile di onde gravitazionali che sarebbero osservabili con i rilevatori di tipo LISA“.

Novartis: il via alla cura più costosa al mondo per l’atrofia muscolare

novartis

La casa farmaceutica Novartis, ha ricevuto lo scorso venerdì l’approvazione per lo Zolgensma, una terapia genica per l’atrofia muscolare spinale da 2,1 milioni di dollari. Con questa esorbitante cifra, Zolgensma di Novartis, diventa il farmaco più costoso al mondo, togliendo il primato al Luxterna, un farmaco per la cecità della Spark Therapeutics, che costa ben 850.000 dollari.

 

Zolgensma, il farmaco innovativo di Novartis

Il farmaco della Novartis rappresenta un trattamento innovativo per il trattamento di una malattia neuromuscolare ereditaria che può portare alla morte dei pazienti durante l’infanzia e causa perdita della funzione muscolare. La terapia ripara i geni difettosi rendendoli in grado di produrre una proteina mancante nel sistema muscolare delle persone affette da questa patologia.

Nonostante il suo prezzo esorbitante, questo farmaco è stato descritto da Vas Narasimhan, amministratore delegato di Novartis, come una “terapia unica nel suo genere” ed il suo costo rappresenta all’incirca metà delle spese che le famiglie di un bambino affetto da questa patologia si trovano ad affrontare. I costi per i trattamenti dei pazienti con atrofia muscolare spinale sono infatti molto alti, in quanto sono richieste numerose terapie e assistenze speciali, che comprendono a volte anche l’assistenza alla respirazione.

Per la Novartis dunque, questa innovativa terapia, sarà in grado di “generare significativi risparmi sui costi per il sistema nel tempo”. La casa farmaceutica ha inoltre previsto diversi piani di pagamento del farmaco. Negli USA, dove finora è approvato il farmaco, le famiglie con assicurazione sanitaria, potranno dilazionare il pagamento della terapia in 5 anni, Ha reso inoltre possibile stipulare degli accordi che prevedono il pagamento della terapia solo in caso di riuscita, ovvero solo se si otterranno dei buoni risultati.

 

L’approvazione arriva dopo gli ottimi risultati nei test sui pazienti

Fino ad ora le sperimentazioni cliniche dello Zolgensma hanno dato buoni risultati. I pazienti che hanno preso parte alle sperimentazioni avevano tutti un età inferiore ai due anni. Dopo un periodo di sperimentazione della terapia durato due anni, i piccoli pazienti erano ancora vivi e con ventilazione assistita non in modo permanente. Alcuni di loro erano in grado di mantenere una posizione seduta senza supporto per almeno 30 secondi e due di essi erano persino in grado di camminare e stare in piedi senza assistenza.

Secondo Ned Sharpless, commissario della FDA, si tratta di una vera pietra miliare, che aprirà al strada ad un nuovo futuro per le terapie geniche e cellulari. Dopo il successo negli USA, Dave Lennon di Novartis, prevede di ottenere entro breve l’approvazione anche nell’Unione europea ed in Giappone.

Un enorme meteorite si è schiantato nel sud dell’Australia

meteorite esplosione

La scorsa settimana, precisamente alle 22:30 di martedì scorso, un enorme meteorite si è schiantato nel sud dell’Australia, dopo aver illuminato il cielo per alcuni secondi. La conferma arriva dalla NASA e dai dati del Center for Near Earth-Objects Studies in California.

Il centro californiano ha indicato come punto di atterraggio la Grande Baia Australiana (Great Australian Bight), un vasto golfo nella parti centrale ed occidentale della linea costiera meridionale dell’Australia. Bagna gli stati dell’Australia occidentale, dell’Australia meridionale e, anche se di poco, quello di Victoria.

Nelle mappe del Center for NEO Studies, che mostrano quanto rilevato dai sensori del centro, il sito di atterraggio è poco più di un puntino grigio, tra gli oggetti identificati dal centro.

 

Un esplosione di luce, ma nessun danno causato dal meteorite

Il meteorite è entrato nell’atmosfera terrestre ad una velocità di 44.100 km/h e, dopo essersi incendiato, si è spaccato in pezzi più piccoli, alcuni dei quali sono atterrati nella Grande Baia Australiana, 300 km a sud-ovest del Monte Gambier. Secondo il prof. Phil Bland della Curtin University, l’energia dell’esplosione che lo ha diviso in pezzi aveva un energia di 1,6 kilotoni. Un esplosione impressionante “nella gamma di una piccola arma nucleare e poiché è avvenuta a 31,5 km, non ha causato nessun danno”.

Secondo l’ingegnere della NASA, Steve Chesley, il meteorite aveva inizialmente le dimensioni di una piccola auto, prima di entrare nell’atmosfera e frantumarsi in piccole parti grandi quanto un pugno. Proprio per questo non si è registrato nessun danno, ma lo spettacolo è stato davvero intenso per gli abitanti dell’Australia meridionale.

Molti testimoni hanno raccontato di aver visto dei lampi di luce nel cielo e di aver udito un esplosione molto forte. Uno spettacolo luminoso accompagnato da un boato che ha fatto tremare le finestre, ma nessun frammento era abbastanza grande da poterle rompere.

Apple: Angela Ahrendts risponde alle critiche mossegli da alcuni utenti

Angela Ahrendts no CEO Apple

Qualsiasi fan della mela morsicata conosce Angela Ahrendts. Questa è stata una dei più importanti dirigenti Apple. Nel corso degli anni è stata elogiata per aver portato gli store dell’azienda su un altro piano. Dopo aver lasciato il suo posto in Apple, però, alcuni utenti l’hanno accusata di aver rovinato gli store di Cupertino.

Negli ultimi tempi si è parlato spesso di Angela Ahrendts. La notizia del suo addio alla mela morsicata ha lasciato grossa parte dei fan senza parole. Ricordiamo che sono una sua invenzione i Today at Apple, una delle iniziative più amate dai clienti di Cupertino. Negli ultimi tempi, alcuni utenti si sono scagliati contro la donna accusandola di aver cambiato eccessivamente i negozi della mela morsicata. Scopriamo cosa ha risposto la Ahrendts.

 

Apple: Angela Ahrendts non mostra rimpianti per il lavoro fatto e si difende

Nelle scorse ore, Angela Ahrendts ha tenuto un intervista per Bloomberg. La donna ha colto l’occasione per difendersi dalle accuse mossegli da molti utenti negli ultimi tempi. Questa ha fatto sapere di essere pienamente soddisfatta del lavoro fatto all’interno del colosso di Cupertino. Le iniziative Today at Apple sono quelle che ha lodato maggiormente. Secondo la donna sono il suo più grande successo.

Angela Ahrendts è convinta che il suo lavoro fatto in Apple porterà frutti positivi anche in futuro. Ha tenuto a precisare che i clienti hanno avuto un riscontro positivi nei confronti delle iniziative da lei proposte. Per quanto riguarda le accuse, la Ahrendts le considera solo delle semplici e infondate critiche. Beh che dire, non si può essere più chiari di così. Restate in attesa per ulteriori aggiornamenti a riguardo.

Fortnite: la Mitraglietta a Scoppio sarà la nuova arma di questa settimana

Fortnite Mitraglietta a Scoppio

Negli scorsi giorni vi abbiamo parlato delle novità di Fortnite introdotte da Epic Games con l’ultimo aggiornamento 9.10. A grande sorpresa non è stata rilasciata nessuna arma nuova. Ricordiamo che l’azienda è solita rilasciare un oggetto di questo tipo ogni settimana. Nei prossimi giorni verrà rilasciata un’arma mai vista prima. Andiamo a scoprirne le caratteristiche.

Ebbene sì, Epic Games ha preferito accantonare l’idea di introdurre una nuova arma con l’aggiornamento 9.10. Le motivazioni di ciò sono molteplici. Da una parte è stata aggiunta una nuova modalità esclusiva, dall’altra sono stati introdotti i tanto chiacchierati Punti Caldi. Pare che l’azienda di Fortnite preferisse tenere l’attenzione su queste due introduzioni. Nulla di così grave, un arma nuova arriverà comunque a breve.

 

Fortnite: ecco le prime caratteristiche della Mitraglietta a Scoppio

Pare che la nuova arma di Fortnite sarà una mitraglietta. Il nome risulta essere già noto “Mitraglietta a Scoppio”. In un certo senso, questa va a sostituire la Mitraglietta Compatta rimossa dal gioco poco tempo fa. Ad anticipare l’arrivo del nuovo oggetto è stato un noto dataminer. Questo ha addirittura pubblicato alcune delle informazioni che le riguardano.

Innanzitutto, la nuova arma potrà essere trovata all’interno della mappa in tre differenti rarità: non comune, comune e raro. Stando a quanto dichiarato, questa avrà un caricatore da 20 colpi. Il danno che l’arma infliggerà nei confronti degli avversari sarà di 25 punti. Al momento, però, non sono stati resi noti i punti per tutte le rarità. Ricordiamo che l’arma vedrà la luce con il lancio dell’aggiornamento contenuto 9.10. Restate in attesa per ulteriori aggiornamenti a riguardo.

Apple Maps: diverse autovetture di mapping identificate in tutta Italia

Apple Maps Italia

Il colosso della mela morsicata, Apple, sta facendo passi da gigante con i suoi software. Tuttavia, pare che su alcuni aspetti questi continuino ad essere arretrati. Uno dei servizi più carenti del colosso di Cupertino riguarda le mappe. Molto presto potrebbero arrivare novità sostanziali. Negli scorsi giorni, infatti, sono state avvistate numerose autovetture di mapping stradale in tutta la penisola italiana.

Ebbene sì, ne abbiamo parlato già altre volte, Apple sta cercando di rivolgere la sua attenzione verso orizzonti differenti. iPhone diventa sempre meno il fulcro dell’azienda. I servizi stanno lentamente prendendo il suo posto. Le novità in serbo per le nuove mappe dell’azienda sembrano essere davvero interessanti. Andiamo a scoprire di cosa si tratta.

 

Apple Maps: importanti novità in arrivo per gli utenti italiani, e non solo

Sono parecchi anni oramai che l’azienda di Cupertino ha deciso di mettere KO le mappe di Google per lasciare spazio alle sue mappe personali. Peccato, però, che il servizio non ha mai riscosso il successo sperato dall’azienda. E’ molto tempo che Apple cerca di rendere le sue mappe più affidabili. A breve potrebbe essere presentato un sostanziale cambiamento. Pare, infatti, che l’azienda sia pronta per il lancio di una funzione simile a Street View di Google.

Numerosi utenti italiani lo confermano, le autovetture di Apple Maps si stanno aggirando per tutta la penisola italiana. Sul sito dell’azienda è riportato che queste servono per effettuare dei potenziamenti alle mappe. Pare che la situazione non riguardi solamente l’Italia. Ad essere coinvolti, infatti, sono tutta una serie di paesi. Per il momento non sappiamo quando la nuova feature dell’azienda vedrà la luce. Restate in attesa per ulteriori aggiornamenti a riguardo.