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La fine del mondo per mano nostra, ecco le previsioni di Greta Thunberg

Greta Thunberg, è ormai un’icona della lotta ai cambiamenti climatici. L’adolescente affetta da sindrome di Asperger, un disturbo autistico, che tutti i venerdì saltava la scuola per lo “sciopero per il clima” e che oggi è diventata popolare nel mondo fino ad essere nominata donna dell’anno in Svezia, lo scorso 8 Marzo. E nelle sue parole apocalittiche leggiamo la fine del mondo a cui andiamo in contro per mano nostra. 

 

La fine del mondo nelle dure parole di Greta Thunberg

Ci è riuscita chiamando a raccolta gli studenti di tutti i continenti, e convincendo anche molti adulti, tra cui anche parecchi scienziati. La sua popolarità le ha permesso di partecipare a summit mondiali dove ha spesso accusato i grandi della politica e della finanza di non fare abbastanza per i giovani, di non preoccuparsi di quale mondo lasceranno in eredità ai propri giovani.

Spesso l’abbiamo vista nelle sedi più prestigiose, le Nazioni Unite, il Forum di Davos, la Commissione europea, il Vaticano. All’Onu pronunciò le sue parole da fine del mondo. “Non voglio che abbiate speranza. Voglio che entriate nel panico. Ho visto che cosa non va nel mondo. E ve lo sto facendo scoprire affinché stiate male come me, ciechi che non siete altro”.

Queste le sue dure parole che vogliono farci rendere conto che se una fine del mondo ci sarà potrebbe essere per mano nostra, per colpa della nostra negligenza verso l’ambiente e per il nostro smodato consumismo che produce tonnellate di rifiuti.

Ma Grata se la prende sopratutto con le grandi industrie, con le grandi multinazionali, con chi causa l’inquinamento, quello pesante. Ed è a loro che si rivolge dicendo a nome di tutti i giovani, “state rubando il nostro futuro. Non voglio che abbiate speranza. Voglio farvi prendere dal panico. Voglio che sentiate la paura che provo ogni giorno”, queste le parole disperate di una ragazza che è arrivata a dire che non valeva la pena andare a scuola perché il mondo si sta dirigendo verso la distruzione.

 

L’icona tra i giovani

Il problema immenso dei cambiamenti climatici ha una serie di cause sulle quali anche gli scienziati hanno difficoltà a districare e a fare chiarezza. Il riscaldamento del pianeta, le emissioni nocive di sostanze come i residui delle attività industriali ed i gas serra di anidride carbonica. Certo non può essere facile porre rimedio ai problemi climatici e di inquinamento del nostro pianeta, e non basteranno le parole di Greta.

Ma la sua crociata per il clima potrebbe essere d’ispirazione per molti giovani, troppo spesso inconsapevoli consumisti. La fine del mondo che Greta vede davanti a noi potrebbe sensibilizzare i giovani sui cambiamenti climatici, che si spera inizino a mostrare con i fatti la loro appena acquisita coscienza ecologica.

Scoperto un nuovo tipo di stelle: pulsano e sono molto calde

Per quanto ci sforziamo di studiarlo e conoscerlo, l’Universo nella sua vastità ci mette costantemente di fronte a nuove sfide e a nuove scoperte. Tra le immense distese di stelle, pianeti, rocce, gas e materia, ci sono oggetti che non conosciamo e che attendono forse di essere scoperti.

 

Le stelle mai osservate fino ad ora: calde e pulsanti

È questo il caso di un particolare tipo di stelle, mai osservate fino ad ora. Si tratta di quattro piccole stelle molto calde, nate probabilmente da un anomalia in una stella morente. I loro strati esterni lottano per mantenersi in equilibrio e nella precaria esistenza di una stella dalla morte anomala, cambiano luminosità velocemente, dando l’impressione di pulsare.

Proprio per questa sua caratteristica, come riportato nello studio pubblicato su Science Alert, le stelle di questo tipo sono state chiamate subnane calde pulsanti (hot subwarf pulsators). I ricercatori hanno escluso che queste appartengano alla nota classe delle subnane B. Il loro cambiamento di luminosità, pari quasi al 5% ogni 200-475 secondi, non è infatti dovuto al passaggio di una stella binaria.

Le subnane B sono anch’esse nate dalla morte di una stella molto grande, fino ad 8 volte la grandezza del Sole, che rimanendo senza senza ossigeno inizia a bruciare elio, espandendosi fino a diventare una gigante rossa. Se la gigante rossa perde i suoi strati esterni prima che inizi la fusione dell’elio, allora si forma una subnana B. Sono densissime e molto calde, tra i 20.000 ed i 40.000 gradi Kelvin. Ed anche alcune di queste piccole e dense stelle blu, sembrano pulsare.

 

Il mistero delle subnane calde pulsanti

Ma i ricercatori hanno concluso che in questo caso non si tratta di subnane B, bensì di subnane calde pulsanti, un nuovo tipo di stelle mai osservato. Non siamo ancora a conoscenza dei motivi per cui queste stelle pulsano. L’ipotesi più accreditata è quella del meccanismo noto come ferro Kappa, ovvero un meccanismo tramite il quale un accumulo di ferro produrrebbe nella stella l’energia che provoca la pulsazione. Inoltre queste particolari stelle avrebbero perso il loro materiale esterno prima che l’elio iniziasse a fondere.

Queste stelle rappresentano quindi un nuovo tassello nella descrizione dell’evoluzione stellare, in quanto rappresentano un nuovo possibile scenario di morte di una stella. I ricercatori si concentreranno quindi ora sullo studio delle caratteristiche di queste particolari stelle, nel tentativo di riuscire a descrivere la loro storia.

Squalo azzurro di 2 metri avvistato in Sicilia, nei pressi di Augusta

Nei pressi della costa di Augusta, in provincia di Siracusa è stato avvistato nei giorni scorsi, uno squalo azzurro di quasi due metri, filmato da alcuni bagnati e subito postato sui Social, dove ormai è divenuto famoso.

 

Fare il bagno con uno squalo azzurro di quasi due metri

Ma non c’è di che preoccuparsi, si tratta infatti di una specie di squalo comune nel mediterraneo e molto conosciuta, la verdesca (Prionace glauca), che sappiamo essere innocua. Sono infatti pochissimi i casi di attacco all’uomo, dal 1580 al 2013 sono stati registrati solamente 13 attacchi all’uomo. Anche se molti di essi potrebbero esser frutto di errori di registrazioni e le verdesche potrebbero essere state scambiate con altri squali.

A parte tanto spavento dunque nessun pericolo per i bagnanti della spiaggia del Granatello, nel Golfo dello Xiphonio, che hanno filmato con una certa apprensione, lo squalo molto vicino alla costa, spinto verso la spiaggia dalla corrente. Dopo la segnalazione fatta dai visitatori della spiaggia, è stato persino richiesto l’intervento della Capitaneria di Porto, che ha scortato l’animale nelle acque più profonde al largo.

 

La verdesca: uno squalo “innocuo”

La verdesca è uno squalo che vive in profondità nelle acque temperate tropicali ed appartiene alla famiglia Carcharhinidae. In genere sono animali tranquilli e si muovono lentamente, anche se all’occorrenza sono in grado di effettuare movimenti molto veloci. La loro dieta è principalmente composta di calamari e piccoli pesci, ma se necessario anche qualcosa di più grande.

Nella loro organizzazione sociale si muovono in banchi, dove ognuno occupa il suo posto preciso a seconda della grandezza e del sesso. Lo squalo azzurro, così è nota la verdesca, è riconoscibilissima per il suo corpo allungato, il suo muso affusolato e le sue pinne lunghe e strette. Non è certo quale sia la durata media della loro vita, ma si stima attorno ai 20 anni. Possono arrivare a pesare dai 25 ai 182 kg.

L’unico predatore dei giovani esemplari di squalo azzurro, se si escludono eccezionalmente le orche, è l’uomo. Anche se la sua carne non è pregiatissima, lo squalo azzurro viene consumato fresco o essiccato ed utilizzato per produrre farina di pesce. Ogni anno a causa della pesca vengono uccisi tra i 10 ed i 20 milioni di esemplari di squalo azzurro.

Radiazioni: un uomo ne è stato contaminato facendo pipì nel cortile di casa

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La vita può essere crudele. È sicuramente un pensiero che un uomo australiano si è fatto dopo che aver fatto pipì nel cortile posteriore della propria casa è rimasto contaminato dalle radiazioni. A peggiorare la situazione c’è stata la contaminazione collaterale della famiglia dell’uomo una volta che è rientrato dentro casa. In realtà la colpa di tutto questo è stata tutta sua per via di quello che gli era successo nelle precedenti settimane.

Secondo l’Agenzia australiana per la protezione delle radiazioni e della sicurezza nucleare, ARPANSA, l’uomo era stato ricoverato in ospedale dov’era stato trattato con medicina nucleare. Come ci si può aspettare dal nome di tale trattamento, sono stati usati degli isotopi radioattivi le cui tracce erano rimaste nell’organismo anche una volta dopo la dimissione. Per sicurezza gli era stato detto di evacuare i propri fluidi corporei soltanto in un bagno; consiglio non accettato e il risultato l’abbiamo appena letto.

Radiazioni dovute ad un trattamento medico nucleare

Ovviamente l’incidente ha allarmato e sono scattati una serie di procedimenti. In primis l’uomo è stato ricoverato per il completamento della decontaminazione, così come la famiglia. Nel frattempo c’è stata anche la bonifica della casa dell’uomo; l’eliminazione delle radiazioni è stato un successo al 95%. Apparentemente nel paese questi errori sono abbastanza comuni visto che solo nel 2017, per esempio, gli incidenti con radiazioni sono stati 575 e la maggior parte riconducono alla medicina nucleare; gli impianti nucleari sono stati chiusi nel 1998 quindi le occasioni per entrare in contatto con tali materiali non sono molte.

Un tornado ha colpito il Lussemburgo: 19 feriti e tanti danni

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Il clima è impazzito e a sottolineare questo ci sono le violenti tempeste che stanno colpendo diverse parti dell‘Europa in questo periodo; risultano ancora più violente visto le ondate di caldo anomala che le hanno precedute. La situazione è così particolare che in Lussemburgo c’è stato un fenomeno particolarmente raro per il nostro continente, un tornado. L’evento si è presentato nel sud-ovest del paese, nelle regioni di Pettingen e Kaerjeng.

Il tornado, secondo gli ultimi dati registrati, ha causato 19 feriti mentre le case distrutte sono state più di 100; non sembra che siano ancora stati quantificati i danni in euro. Come è facile aspettarsi da un evento del genere, il forte vento has parso in giro per quelle aree numerosi detriti come auto danneggiate, tetti volati via e tanto altro. Danni minimi sono stati registrati anche in Francia dove il tornando è sostanzialmente andato a morire.

 

Il tornado europeo e le altre tempeste

Questo fenomeno non è stato l’unico ad avere colpito l’Europa. In Germania meridionale, per esempio, sono stati registrati forti temporali tanto che una squadra di calcio è rimasta ferita per via di un fulmine. I giocatori che si allenavano erano 15 e tutti quanti sono rimasti feriti solo leggermente; sono stati portati in ospedale sono per precauzione. Sempre in Germania i forti venti hanno causato pesanti danni come il crollo di un tendone del circo il quale ha ferito diversi animali; uno cavallo ha dovuto subire una eutanasia per via delle ferite riportate. Questo clima impazzito si sta spostando e settimana prossima colpirà il Regno Unito.

L’alimentazione umana è la causa di un terzo delle emissioni globali

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Ogni volta che si parla delle emissioni, dei gas serra, si punta il dito contro gli allevamenti intensivi, soprattutto quelli di bovini. Queste accuse sono effettivamente fondate, ma un nuovo rapporto speciale dell’IPCC, Climate Change and Land, è l’alimentazione umana a 360° che influisce pesantemente sul clima globale. Secondo il rapporto pubblicato pochi giorni fa, l’insieme dell’agricoltura, produzione alimentare, disboscamento e deforestazione a fini alimentare sono la causa di un terzo delle emissioni mondiali di gas serra.

Non si parla solo dei danni, ma prevalentemente di come invertire questo trend. C’è un progetto in atto e al centro di questo c’è l’agricoltura sostenibile e questo perché sia le piante che il suolo garantiscono l’immagazzinamento del carbonio. È fattibile, ma sarà un processo lungo e faticoso. Come esempio sono stati presi due marchi vegani i quali hanno pubblicato i propri dati sulle impronte ambientali dei loro finti hamburger.

 

Agricoltura sostenibile e alimentazione

Secondo Impossibile Food, i suoi hamburger fatti senza carne sono stati prodotti con l‘87% in meno di acqua, il 96% in meno di terra e producendo l‘89% in meno di emissioni di gas serra rispetto ad un hamburger di carne bovina; a concludere il cerchio c’è una riduzione del 92% degli inquinanti nei corsi d’acqua limitrofi ai campi. Allo stesso modo, Beyond Meat ha presentato questi numeri, rispettivamente 99%, 93% e il 90% e a questo va aggiunto un uso dimezzato dell’energia rispetto proprio alla creazione di hamburger vero.

Sembra sempre più ovvio che il futuro dell’alimentazione umana strizza l’occhio a questo genere di alimenti, sempre se vogliamo continuare a vivere su questo pianeta; una delle alternative è la consumazione di insetti.

I resti di un enorme pappagallo sono stati rinvenuti in Nuova Zelanda

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I ricercatori ritengono di aver scoperto i resti del più grande pappagallo che abbia mai abitato il nostro pianeta, e sembra essere grande circa il doppio del pappagallo che da esso discende. Mentre il cacapò della Nuova Zelanda, questo il nome del moderno pappagallo selvatico peraltro in pericolo di estinzione, può pesare anche 3 chili, l’Heracles Inexpectatus ne pesava circa 8 e aveva un’altezza stimata di circa un metro.

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Il ricercatore Michael Archer racconta al National Geographic che i risultati provengono dalle ossa di alcune zampe rinvenute nei depositi fossili risalenti alla prima era del Miocene, e sono state descritte in uno studio pubblicato sulla rivista Biology Letters. “Fino ad ora, nessuno ha mai trovato i resti di un pappagallo gigante estinto e per quanto ne sappiamo non ci sono altri pappagalli giganti al mondo“, dice il ricercatore Trevor Worthy. “Il fatto di averne scoperto uno è molto significativo“.

 

Il “pappagallo-Godzilla” non aveva predatori, ma forse attaccava uccelli più piccoli

Il nome dell’uccello deriva dal nome del semidio greco Eracle (o Ercole, per gli antichi romani). I ricercatori sospettavano che le ossa provenissero da un’aquila o da un’anatra quando furono scoperte nel 2008. Più di un decennio prima peraltro, uno degli studenti di Worthy scoprì casualmente questi resti e anche per questo sono stati condotti nuovi esami sulle ossa.

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Senza predatori da temere in una foresta piena di pappagalli, piccioni e aquile, Heracles Inexpectatus probabilmente non era aggressivo. Archer ha un soprannome per il “mostro”: “Squawkzilla“, termine anglosassone che corrisponde a “Pappagallo-Godzilla“, dal nome del celebre mostro del cinema. Sebbeneprobabilmente non fosse in grado di volare, era munito di un enorme becco che poteva rompere davvero qualsiasi cosa, forse anche altri pappagalli, aggiunge Archer.

I nostri antenati si stabilirono sulle montagne dell’Etiopia a 4.000 metri d’altitudine

Gli scienziati hanno scoperto quella che si pensa sia la prima prova della presenza umana nelle montagne dell’Etiopia, risalente a 45.000 anni fa. Nonostante le pessime condizioni climatiche sulle alture, i ricercatori affermano che i nostri antenati hanno abitato un rifugio di roccia a circa 4.000 metri sopra il livello del mare, dove riuscirono ad avere un approvvigionamento di acqua e accesso a diverse specie animali da cacciare, come le talpe.

 

Un territorio inospitale, a cui i nostri antenati sono riusciti ad abituarsi

Ma a queste altitudini, i livelli di ossigeno sono molto bassi e il clima è proibitivo, con forti piogge e temperature molto variabili. Le prove mostrano però che i nostri antenati hanno popolato il sito in almeno due occasioni, l’ultima risalente a circa 10.000 anni fa, verso la fine dell’ultima era glaciale. Nel nuovo studio, un team guidato dai ricercatori dell’Università Martin Luther di Halle-Wittenberg (MLU) riporta segni di numerosi  insediamenti umani in uno sperone roccioso vicino a Fincha Habera, nelle montagne di Bale.

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Lì sono infatti stati rinvenuti alcuni manufatti in pietra, frammenti di argilla e una misteriosa sfera di vetro risalente all’epoca del Pleistocene medio, circa 45.000 anni fa. Si è a lungo pensato che le condizioni inospitali avessero impedito agli umani di stabilirsi in questo luogo, ma la nuova ricerca mostra che non è stato così.

 

A testimonianza dell’incredibile capacità adattiva delle popolazioni antiche di fronte ai cambiamenti climatici

Mentre la vita di montagna potrebbe non essere stata facile, anche l’alternativa non era l’ideale; secondo i ricercatori infatti, le valli inferiori erano troppo asciutte per permettere la sopravvivenza di insediamenti umani. D’altra parte, sugli altipiani senza ghiaccio dei Monti Bale, i coloni avevano accesso all’acqua potabile grazie alla fusione dei ghiacciai vicini. Essi avrebbero avuto anche accesso alle rocce di ossidiana vulcanica, da cui potrebbero aver ricavato preziosi utensili.

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L’insediamento era quindi non solo abitabile, ma anche unico nel suo genere“, afferma il professor Bruno Glaser, esperto di biogeochimica del suolo. Sulla base dell’analisi del suolo, il team afferma che anche una seconda ondata di coloni ha abitato l’area. “Per la prima volta, lo strato di terreno risalente a questo periodo contiene anche escrementi di animali da pascolo“, afferma Glaser. Secondo i ricercatori, la scoperta è una testimonianza dell’adattabilità umana di fronte ad un clima che cambia in maniera imprevedibile.

Apple: 1 milioni di dollari come premio per chi scova bug software

Apple logo arcobaleno

Il colosso di Cupertino risulta essere conosciuto per essere una delle azienda tecnologiche più all’avanguardia di sempre. Nonostante ciò, nessuno è perfetto. Anche i software Apple sono ricchi di bug insidiosi. Spesso, gli hacker si servono di questo per accedere ai dati sensibili degli utenti. A ragione di ciò, Cupertino ha deciso di farsi dare una mano da esperti e sviluppatori al fine di rendere i suoi software sempre più sicuri.

Ebbene sì, Apple ha da tempo avviato una nuova campagna chiamata “bug bounty” che consiste nel ricompensare chiunque riesca a scovare all’interno dei software Apple delle falle di sicurezza. Fino ad ora, la massima ricompensa riconosciuta è stata di 200 mila dollari. Cupertino ha, però, voluto rendere il tutto un po’ più appetitoso. Andiamo a scoprire in che modo.

 

Apple: premi fino ad 1 milione di euro per chi trova falle di sicurezza nei software

Non è la prima volta che persone comuni aiutano Apple a scovare delle grosse falle di sicurezza nei suoi software. Cupertino è bene a conoscenza del potenziale di queste persone e così ha deciso di aumentare la posta in gioco per la sua campagna “bug bounty”. Da ora, Apple propone premi fino ad 1 milione di dollari per chi riesce a segnalare bug importanti all’interno dei software dell’azienda. Ovviamente, in compenso sarà proporzionato alla gravità della falla scovata all’interno dei sistemi.

Un’iniziativa del genere risulta essere molto interessante. Questa, non farà altro che avere un riscontro positivo sulla sicurezza generale dei nuovi software della mela morsicata. Chi sarà il primo fortunato che si porterà a casa la grossa cifra? Restate in attesa per ulteriori aggiornamenti a riguardo.

Apple: quale sarà il prezzo di vendita dei nuovi iPhone 11?

Apple iPhone 11 prezzi

L’azienda della mela morsicata, Apple, sta facendo gli ultimi preparativi prima della grande presentazione. A settembre, infatti, ricade l’evento di Cupertino più importante dell’anno. Parliamo del Keynote di presentazione della nuova generazione di iPhone. Quest’anno ci aspettiamo molte novità. Non solo i nuovi iPhone ma anche il nuovo Apple Watch Series 5.

Apple cercherà di fare tutto per far sembrare i suoi nuovi dispositivi più appetibili che mai. Ricordiamo che quest’anno non sono attesi cambiamenti di design per i nuovi modelli. Di conseguenza, la mela morsicata dovrà puntare tutto sulle caratteristiche tecniche. Riuscirà ciò a convincere la clientela. In questo articolo andiamo a parlare di uno dei punti salienti dei nuovi device, il prezzo. Anche quest’anno l’azienda deciderà di aumentarli?

 

Apple: i prezzi dei nuovi iPhone saranno superiori a quelli di iPhone XS?

I nuovi iPhone saranno caratterizzati da un’interessante nuova fotocamera. Per iPhone 11, le fotocamere saranno ben 3. Per iPhone 11R, invece, solamente 2. In entrambi i casi, queste dovrebbero essere in grado di scattare foto il linea con i dispositivi della concorrenza. Ovviamente, sarà presente su tutti e tre i dispositivi un nuovissimo chip più potente. Oltre a queste aggiunte, le altre dovrebbero essere solo piccole migliorie. In molti hanno già annunciato che i nuovi dispositivi saranno un flop. Quale sarà però il loro costo?

Non ci aspettiamo che il colosso della mela morsicata aumenti i prezzi dei suoi smartphone. I dispositivi Apple, infatti, hanno già dei prezzi che risultano essere al limite del tollerabile. Se proprio ci sarà un aumento, questo non sarà superiore ai 20 euro. Apple potrebbe sorprenderci, però, con un aumento di memoria a parità di prezzo. Ovviamente, quanto detto è solamente frutto di supposizioni. Restate in attesa per ulteriori aggiornamenti a riguardo.

Fortnite: nuovo cambiamento in arrivo nella mappa!

Fortnite Season X 3

L’azienda del fenomeno videoludico degli ultimi tempi, Epic Games, ha deciso di rendere il suo videogioco più dinamico che mai con questa nuova Stagione 10. Fortnite, infatti, si modificherà costantemente nel corso degli aggiornamenti. A breve, dovrebbe arrivare un grosso cambiamento della mappa. Di cosa si tratterà?

Pochi giorni fa vi abbiamo parlato del cambio di location messo in tavola da Epic Games nei pressi della più famosa città del gioco, Neopinnacoli. Ora, la mappa è pronta nuovamente a cambiare. Questa volta, però, il cambiamento interesserà una nuova zona, Magazzino Ammuffito.

 

Fortnite: quale sarà il prossimo cambiamento della mappa?

Ebbene sì, nei pressi di Magazzino Ammuffito è apparso lo stesso dispositivo che ha causato il cambio di location a Neopinnacoli. A quanto pare, questo è ancora in costruzione. Non ci sono dubbi sul fatto che centrerà qualcosa con il nuovo cambio della mappa. Ricordiamo che Magazzino Ammuffito risulta essere già una location nuova della Srtagione X. Potrebbe essere, infatti, che il dispositivo venga spostato una volta completata la costruzione.

Ricordiamo che questa settimana verrà rilasciato il primo grosso aggiornamento importante della Stagione X di Fortnite. Questo darà molti dettagli in merito a cosa accadrà nei prossimi giorni alla mappa del fenomeno videoludico. Un noto leaker ha già anticipato tutte le vecchie location che torneranno nel gioco. E’ solo questione di tempo prima che tutta la mappa cambi profondamente. Restate in attesa per ulteriori aggiornamenti a riguardo.

Come gli squali si illuminano l’un l’altro nel profondo dell’oceano

Immergiamoci nel mare, oltre il colorato mondo del sole. Circa 1.000 a 2.000 piedi in basso, arriviamo in un luogo in cui solo gli alberi blu alla luce del sole possono penetrare. Questa è la casa dello squalo gonfio e del catenaccio a catena. Ma scruta attraverso un filtro blu, più simile al modo in cui questi squali si vedono e mantengono bellezze raggianti vestite in punti verde fluorescente.

Recentemente gli scienziati hanno scoperto che questi squali vedono il mondo in modo totalmente diverso da noi. Sono per lo più daltonici, con occhi in grado di rilevare solo lo spettro blu-verde. Ciò significa che quando gli squali sembrano cambiare colore nell’acqua blu, quasi proiettando un codice segreto ad altri squali: un maschio modello, l’altra femmina – vieni a prenderlo. Ma il modo in cui prendono la luce blu dal loro ambiente noioso e lo trasformano in un’insegna al neon è stato un mistero.

 

Gli squali possono diventare fluorescenti

In uno studio pubblicato giovedì su iScience, i ricercatori rivelano il segreto dietro questa magica trasformazione: le molecole all’interno delle loro squame trasformano il modo in cui la pelle di squalo interagisce con la luce, portando fotoni blu e inviando verde. Questa migliore comprensione delle illusioni luminose di questi squali può portare a miglioramenti nell’imaging scientifico, come già ha fatto lo studio della biofluorescenza in altre forme di vita marina.

Questo fenomeno è diffuso e questi squali sono tra almeno 200 specie marine conosciute per colorare il loro oscuro mondo oceanico attraverso la biofluorescenza. Ma le molecole utilizzate da queste specie di squali non sono come gli strumenti di pittura che gli scienziati sanno che gli altri usano.

“Penso che questa sia solo un’altra straordinaria caratteristica della pelle di squalo di cui non sapevamo già, solo aggiungendo alla loro lista di superpoteri”, ha affermato David Gruber, biologo marino della City University di New York e autore sul giornale .

 

 

Ecco il pianeta ovale, talmente caldo da far evaporare i metalli

Credit INAF

Nuovi dati raccolti dal Telescopio Spaziale Hubble rivelano affascinanti dettagli sul pianeta ovale Wasp-121b, un gioviano caldo, anzi rovente, che si trova a 900 anni luce dalla Terra. Questo pianeta ha infatti un’atmosfera che supera i 2500 °C e, in base ai nuovi dati, sembrerebbe così caldo da lasciar sfuggire dalla sua atmosfera i gas di ferro e magnesio.

 

Wasp-121b, il pianeta ovale che si lascia sfuggire i metalli

Questi elementi sono già stati rilevati nelle atmosfere di altri pianeti, dove condensano in nubi dense. Ma la temperatura di questo pianeta particolare, è così alta da farli evaporare del tutto dal pianeta. Come ha infatti spiegato David Sing, della Johns Hopkins University di Baltimora, autore principale dello studio, su “Wasp-121b, vediamo magnesio e ferro gassoso così lontani dal pianeta da non esservi legati gravitazionalmente”.

Inoltre la presenza di questi elementi attorno al pianeta contribuirebbe ad aumentarne la temperatura, già infuocata a causa della sua vicinanza con la stella cardine del sistema planetario, più calda del Sole. Ma la vicinanza con la sua stella, non ha come solo effetto quello dell’aumento della temperatura su Wasp-121b, incide infatti anche sulle sue maree, rendendole così forti da deformarlo e renderlo un pianeta ovale, sul punto di scoppiare.

Sing sostiene che il pianeta ovale sia stato scelto per questo studio sulla fuga dei metalli proprio per la sua estrema temperatura. “Così caldo e così adatto all’osservazione, era un’ottima occasione per cogliere il fenomeno. È stata una sorpresa, però, vederlo così chiaramente nei dati e ad altitudini così grandi e così lontane dal pianeta. I metalli pesanti stanno fuggendo anche perché il pianeta è così grande e gonfio da renderne la gravità relativamente debole. È un pianeta che sta venendo attivamente privato della sua atmosfera”.

 

Lo spettro degli esopianeti, alla ricerca di tracce di vita nelle atmosfere di pianeti lontani

Per giungere a questa conclusione, i ricercatori hanno utilizzato delle analisi spettrografiche nella lunghezza d’onda dell’ultravioletto, per individuare la presenza dei gas attorno al pianeta ovale, durante il suo transito davanti alla sua stella. Le ricerche fanno parte del programma Panchromatic Comparative Exoplanet Treasury, il programma di ricerca per avviare uno studio comparativo delle caratteristiche degli esopianeti.

Oltre alle osservazioni di Hubble, si aggiungeranno al programma anche i dati rilevati da TESS (Transiting Exoplanet Survey Satellite), la sonda a caccia di esopianeti, e il James Webb Telescope, il futuro sostituto di Hubble. Grazie a questi strumenti si potranno avere delle indagini spettrografiche più accurate per poter individuare con precisione quale sia la composizione delle atmosfere degli esopianeti, alla ricerca di elementi preziosi per la vita, come acqua ed anidride carbonica.

Le indagini sul pianeta ovale Wasp-121b inoltre, forniranno importanti informazioni su come la vicinanza alla propria stella possa comportare la perdita dell’atmosfera per il pianeta. A differenza degli altri pianeti infatti, Wasp-121b, perde idrogeno ed elio in un fiume continuo che travolge e trascina i metalli, allontanandoli dal pianeta. In questo modo il pianeta ovale perde velocemente la sua massa.

Squalo toro: tutto quello che non sapevamo di questo pericoloso killer dell’oceano

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Sebbene siano alcuni degli animali marini più letali, i grandi squali bianchi non possono attaccare gli umani sulla terra. Ma quell’irrequietezza che spesso gli si attribuisce deve essere reindirizzata a una creatura dalle profondità più pericolose: lo squalo toro.

Se guardiamo solo i numeri, sia lo squalo tigre che il grande squalo bianco superano lo squalo toro in attacchi e morti. Il grande squalo bianco ha al suo attivo 314 attacchi e 80 morti in tutto il mondo. Ma ecco la cosa importante: la minaccia dello squalo toro non risiede nella frequenza con cui morde, ma nel posto in cui lo fa lo fa.

Gli squali toro sono una minaccia particolare a causa del fatto che non sono riluttanti all’acqua dolce o salata. Quindi, la prossima volta che si opta per fare un giro in canoa, è bene mettere in conto di poter dover incappare in pinne dorsali non troppo rassicuranti.

E sebbene le acque poco profonde siano di solito kriptonite per gli squali, a quelli di questa specie piacciono non poco. Come gli umani, infatti, amano quelle spiagge sabbiose.

Ma nemmeno il fatto di violare quelle che dovrebbero essere le zone più sicure dell’oceano è la peggiore delle tendenze di questo squalo killer. La cosa peggiore di questo predatore subacqueo è che potrebbe strappare lembi di carne per pure curiosità. Esatto, questi squali mordono per puro divertimento.

 

Una fame… da squalo

È anche noto che gli squali toro attaccano ippopotami, animali terrestri che pesano una1 tonnellata e mezza e alcuni maschi quasi il doppio. Quindi, sebbene gli squali toro siano responsabili di soli 100 attacchi in tutto il mondo, sono necessarie solo poche ricerche per rendersi conto che il fattore paura di questi predatori aggressivi è molto, molto più alto.

Un tumore canino che sopravvive ancora oggi dopo 6000 anni

A seguito di una mutazione genetica, circa 6000 anni fa, comparve per la prima volta un tipo di tumore canino contagioso e molto persistente. Si diffuse poi a livello globale a causa dello spostamento delle popolazioni dell’Asia e dell’Europa, soprattutto legato alle attività marittime.

 

Il tumore venereo trasmissibile dei cani, il più antico mai conosciuto

Il tumore si trasmette sessualmente nei cani, ed è infatti conosciuto come tumore venereo trasmissibile del cane (TVT o CTVT). Si tratta di una forma venerea di cancro genitale che colpisce i cani ed altri canidi come gli sciacalli e le volpi.

I ricercatori dell’Università di Cambridge hanno dunque deciso di svolgere un’analisi evolutiva e genetica di questo tumore, uno tra i più prolifici ed il più antico mai rintracciato nella storia. Lo studio è stato svolto dal 2003 al 20016 presso il Trasmissible Cancer Group di Cambridge, confrontando le differenze nei geni di questo tumore in oltre 546 cani provenienti da tutto il Pianeta.

Per realizzare la ricerca, gli studiosi hanno sequenziato il genoma del tumore e analizzando i dati sono riusciti a creare un albero filogenetico del tumore venereo, risalendo a tutte le mutazioni e alla sua evoluzione nel corso dei millenni.

Lo scopo dello studio è stato quello di determinare la storia evolutiva del tumore e che cosa gli abbia permesso di perdurare nei millenni. Sembra infatti che la mutazione alla base della neoplasia genitale dei cani, sia apparsa per la prima volta tra gli 8500 ed i 4000 anni fa, in Asia od Europa, e da qui si sarebbe poi diffusa, raggiungendo il continente americano circa 500 anni fa dall’Europa, a seguito della scoperta e colonizzazione dell’America. E sempre a seguito della colonizzazione ha raggiunto poi l’India e l’Africa.

Dall’analisi dei dati genetici del tumore è emerso che alla sua base vi sono delle mutazioni su 5 geni specifici, rilevate in tutti i campioni. Una di queste mutazioni ha modificato il DNA del tumore per un lungo periodo, per poi scomparire.

 

Un cancro dal comportamento atipico

Non ci sono inoltre informazioni su che cosa abbia provocato inizialmente la mutazione. Secondo Elizabeth Murchison, che presiede il Trasmissible Cancer Group, potrebbe essersi “trattato di un agente presente nell’ambiente dove il tumore è apparso per la prima volta”.

Inoltre il TVT, sembrerebbe aver avuto un evoluzione casuale, guidata da fattori casuali e non a seguito di selezione positiva come avviene per i tumori dell’essere umano.

Nonostante questo il tumore venereo trasmissibile dei cani, ha resistito per millenni arrivando fino al giorno d’oggi e, come afferma Baez-Ortega, “questo cancro parassita ha dimostrato di essere particolarmente bravo a sopravvivere anche se sta costantemente deteriorando. Questo suggerisce che i suoi giorni potrebbero essere contati, ma è probabile che ci vogliano decine di migliaia di anni prima che sparisca”.

Una tazza di caffè in più potrebbe aumentare le probabilità di emicrania

caffè

Bere una tazza di caffè in più, o altre bevande contenenti caffeina, potrebbe aumentare le probabilità di emicrania tra coloro che sono inclini a prenderle, secondo un nuovo studio.

I ricercatori di Harvard hanno scoperto che avere una terza tazza di caffè, ad esempio, se ne bevete regolarmente una o due, potrebbe scatenare un forte mal di testa, secondo lo studio pubblicato giovedì sull’American Journal of Medicine.

 

Una tazza di caffè in più aumenta l’emicrania

Per esaminare l’impatto della caffeina sull’emicrania, Mostofsky e i suoi colleghi hanno reclutato 98 volontari, la maggior parte dei quali donne, che hanno avuto da 2 a 15 mal di testa al mese. Ai volontari è stato chiesto di tenere i diari che monitorassero i fattori dello stile di vita, come il consumo di caffeina e alcol, l’attività fisica e i livelli di stress, per almeno sei settimane.

La maggior parte dei partecipanti, il 66 percento, ha riferito di consumare da una a due bevande contenenti caffeina al giorno, mentre il 20 percento ha dichiarato di non bere bevande contenenti caffeina. Il dodici percento riferiva di bere 3-4 porzioni al giorno. In tutto, i partecipanti hanno riportato 825 emicranie durante i 4.467 giorni dello studio.

Per la maggior parte, sembra esserci un’associazione tra una o due bevande contenenti caffeina ed emicrania, ma tra coloro che consumano raramente caffeina, solo una o due porzioni potrebbero aumentare il rischio di mal di testa.

Per coloro che normalmente consumavano una o due porzioni al giorno, tre o più bevande contenenti caffeina erano legate ad un aumentato rischio di mal di testa. E il rischio aumentava con l’aumentare del numero di porzioni: le persone che consumavano tre o più porzioni avevano una probabilità 1,4 volte maggiore di emicrania lo stesso giorno, mentre quelle che consumavano cinque o più porzioni avevano probabilità 2,61 volte più alte di mal di testa sullo stesso giorno.

 

Marte: l’ESA mostra le foto del suo cratere ghiacciato

L’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha condiviso delle meravigliose immagini del cratere Korolev, il cratere di acqua ghiacciata che si trova nei pressi del polo nord di Marte. Per tutto l’anno questo cratere marziano è infatti ricoperto da uno strato molto spesso di acqua ghiacciata.

Il cratere, intitolato a Sergei Korolev, ingegnere missilistico e personalità di rilievo nell’ambito del programma spaziale sovietico, misura 83 chilometri di diametro e quasi 2 km di profondità, il che si traduce in un volume di 2.200 metri cubi di ghiaccio d’acqua.

 

Le immagini ESA del cratere ghiacciato di Marte

Le immagini ad alta risoluzione del cratere sono state scattate dalla sonda Mars Express, lanciata in orbita il 2 Giugno del 2003 e che ha raggiunto la sua orbita attorno a Marte il giorno di Natale dello stesso anno. A riprova dei successi dell’ESA nella corsa alla ricerca nello spazio e sopratutto sul Pianeta Rosso, giungono quindi queste splendide immagini che mostrano affascinanti dettagli del cratere grande quanto il Great Bear Lake in Canada, il settimo lago più grande al mondo.

Le immagini sono in realtà frutto della fusione di una serie di scatti ad alta risoluzione, che nel loro insieme forniscono un eccellente ricchezza di dettagli e particolari del cratere ghiacciato al Polo Nord di Marte.

L’elaborazione delle differenti immagini ha dato come risultato due diverse fotografie, una vista dall’alto ed una obliqua del cratere, che mostrano la grande massa d’acqua ghiacciata da diverse prospettive.

Vista dall’alto del cratere Korolev. Immagine dell’ESA – Mars Express

 

Ecco come il cratere rimane ghiacciato

È affascinante come su un pianeta arido e desolato come Marte vi sia la presenza di una così grande massa d’acqua ghiacciata. A spiegare come questo sia possibile è proprio l’ESA, che ha spiegato il fenomeno della trappola fredda alla base del mantenimento della formazione ghiacciata del cratere Korolev.

Le parti profonde del cratere infatti, che si trovano circa 2 km sotto il suo bordo, raffreddano l’aria soprastante gelandola. In questo modo l‘aria ormai gelida rimane intrappolata e precipita verso il centro del cratere. Si crea così uno strato di aria ghiacciata che permane sopra il ghiaccio ed agisce come uno scudo che mantiene stabile il ghiaccio, impedendogli di riscaldarsi e di sciogliersi.

La più grande riserva naturale africana è a rischio per un accordo petrolifero

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Attualmente l’umanità non può proprio fare a meno del petrolio, ma a tutto c’è un limite per l’estrazione di quest’ultimo. Nel tentativo di far rispettare alcuni accordi petroliferi con la Cina, la più grande riserva naturale nazionale in Africa sta andando incontro ad un disastro ambientale; si tratta della riserva del Termiger e Tin Toumma del Niger. Per via di un accordo fatto nel 2012, l’attuale governo del paese è pronto a ridimensionare i confini per garantire ad una società petrolifera cinese di estrarre il cosiddetto oro nero.

Per evitare questo un gruppo di ambientalisti ha cercato di evitare il tutto dando inizio ad una petizione. Attualmente è stato firmata da 24.000 persone e l’obiettivo è 50.000. Ovviamente questo operazione risulta essere completamente inutile, ma almeno attira l’attenzione del grande pubblico su un possibile disastro ambientale. La prima organizzazione a muoversi è stata la ONG africana Jeunes Volontaires pour l’Environnment.

 

La più grande riserva naturale nazionale africana

Attualmente la riserva è gestita da un’altra ONG ovvero la Noah. Quest’ultima ha ricevuto l’incarico dal governo del Niger il cui mandato ha una durata ventennale. Nonostante questo però, il governo è pronto ad eliminare lo status di zona protetta a ben 45.000 chilometri quadrati della riserva. In tale riserva sono presenti specie di animali a rischio come l‘addax o l’antilope bianca, ma non sono le uniche.

A voler distruggere questo luogo c’è la CNPC ovvero la China National Petroleum Corporation. Quest’ultima gestisce attualmente 21 pozzi petroliferi all’interno nella riserva che è già attraversata da 100 chilometri di oleodotti.

Laghi e inquinamento: la plastica non è solo un problema degli oceani

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Gli oceani sono pieni di rifiuti, enormi isole galleggianti di plastica che al posto di diventare più piccole si ingrandiscono e basta. Ovviamente la plastica non è biodegradabile e il massimo che può capitare in tempi brevi è lo sfaldamento dei pezzi grossi i quali diventano microplastica. Quest’ultima è in realtà il problema maggiore in quanto finisce per essere ingoiata dai pesci e da altri animali e di conseguenza anche da noi.

Questa problema è sempre stato collegato ai mari di tutto il mondo, ma un recente studio ha voluto prendere in esame gli specchi d’acqua dolce e il risultato è stato che esiste lo stesso problema. Le parole di Katie Seft, colei che si è spinta oltre: “L’oceano riceve molta attenzione sulla plastica nell’acqua, e i nostri laghi d’acqua dolce no. Questo problema è sorto sotto il radar nel bacino di Tahoe. Non conosciamo le implicazioni a lungo termine di avere materie plastiche nella nostra acqua e nel nostro suolo.”

 

I laghi e la microplastica

Ovviamente la ricerca effettuata dalla ricercatrice riguarda tale specchio d’acqua dolce, ma è senza ombra di dubbio valido anche per altri laghi. Alcuni laghi sono dei sistemi chiusi e questo favorisce l’accumulo di certe sostanze in quando entrano, ma non escono. In questo caso il problema è grave, ma è facilmente risolvibili e soprattutto i colpevoli sono facilmente rintracciabili.

Le parole di Senft in merito: “Il problema della plastica a Tahoe è, ​​credo, molto risolvibile. La gente pensa che tutti non possano fare la differenza, ma in realtà siamo davvero potenti. Se tutti prendessero la spazzatura, farebbe una differenza enorme.”

Ondate di caldo e barriere coralline: il danno è immediato

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Come sappiamo l’aumento delle temperature dei mari sta uccidendo le barriere coralline sparse un po’ per tutto il mondo. Questi organismi, per quanto non lo sembrano, sono particolarmente fragili soprattutto agli equilibri termici. Ovviamente le ondate di calore sono un problema proprio per questo motivo, ma uno studio recente ha evidenziato come la pericolosità di questi eventi è ancora più catastrofica di quanto ipotizzato finora ad ora.

Il danno che si presenta in seguito a tali ondate sono istantanee. Lo studio ha rilevato che immediatamente dopo l’aumento delle temperature il corallo risulta più debole del 15% e questo causa la morte di alcuni pezzi delle barriere stesse. Sostanzialmente si è scoperto che risultano essere più fragili del solito e a dirlo è la dottoressa Tracy Ainsworth ovvero colei che ha studiato per oltre dieci anni tali organismi.

 

Ondate di caldo e coralli

Entro circa 10 giorni, quei campioni che erano stati esposti all’ondata di calore … stavano effettivamente fluttuando. Tale danno a una barriera corallina vivente colpisce l’intero ecosistema marino. La cosa spaventosa è che questo è un nuovo fenomeno causato dai cambiamenti climatici. E gli impatti sono persino più gravi di quanto pensassimo. È difficile sapere quanto dobbiamo continuare a dire che questo è un grosso problema prima i responsabili politici decidono di fare qualcosa al riguardo. Se immagini di perdere il 30-50% degli alberi in Inghilterra nel corso di due anni, sarebbe abbastanza sorprendente.”

Questo formazioni di organismi sono fondamentali per l’ecosistema marino e anche per le popolazioni che si basano sulla pesca. Tali luoghi fungono da riparo per molte specie e se si danneggiano allora la riproduzione avviene da un’altra parte.

Fukushima: problemi nell’immagazzinare l’acqua contaminata

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Nel 2011 un terremoto, e il conseguente tsunami, fece gravi danni all’impianto nucleare di Fukushima. L’incidente ha fatto subito parlar e ha subito portato alla mente al ben più grave disastro di Chernobyl. Ovviamente c’è stata tanta paura in merito, ma la famosa organizzazione nipponica ha evitato un peggioramento della situazione. Da allora l’impianto è tenuto costantemente sotto osservazione, soprattutto l’acqua la quale ha bisogno di essere convogliata in grossi serbatoi.

Il controllo che ha interessato i tre reattori dello stabilimento Dai-ichi ha causato il versamento di acqua radioattiva, quella che viene usata per la creazione del vapore che muove le turbine. Tale acqua contaminata ha finito per inquinare le falde acquifere e i bacini circostanti. Per evitare ulteriori contaminazione tutti questi liquidi vengono immagazzinati, ma una comunicazione recente della società che si occupa del sito ha fatto sapere che presto finiranno lo spazio.

 

Fukushima e i problemi di spazio

Finora ad ora sono stati raccolti l’equivalente di 1 milione di tonnellate di acqua leggermente radioattiva in oltre 1000 serbatoi. La capienza massima calcolata è di 1,37 milioni di tonnellate e questo limite potrebbe essere raggiunto entro il 2022. Immagazzinare l’acqua è fondamentale in quanto impedisce una diffusione della contaminazione. Lo stoccaggio a lungo termine permette la riduzione per gradi dell’emivita, ma potrebbero esserci altre strade da percorre.

Le parole di Naoya Sekiya, professore di scienze sociali all’Università di Tokyo: “Quando parliamo della ricostruzione di Fukushima, la domanda è se dovremmo dare la priorità alla disattivazione a spese della vita delle persone di Fukushima. Il problema non riguarda solo la scienza.

Chernobyl continua a stupire: in arrivo la vodka prodotto con culture locali

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Considerato quello che è successo oltre trent’anni fa nella centrale nucleare di Chernobyl, impianto situato vicino alla città di Pripyat, difficile si aspetta che la vita sarebbe tornata in quel posto tanto presto eppure è successo. Quotidianamente arrivano notizie di come sia la flora che la fauna sono tornati a ripopolare tale luogo, ma c’è di più. Alcuni scienziati hanno voluto sfidare il rischio è hanno prodotto una vodka usando solamente colture locali. Il nome di tale prodotto è Atomik, giusto per non far dimenticare a tutti da dove arriva.

Tale studio, si lo è, è stato portato avanti da un team di scienziati britannici in collaborazioni con alcuni colleghi ucraini. Per arrivare a produrre la vodka hanno sfruttato una fattoria situata nei pressi dell’incidente. Hanno coltivato grano direttamente dal suolo e usato acqua della regione e dopo una lunga attesa ecco che è arrivato il liquido simbolo di quella terre.

 

Atomik, la vodka di Chernobyl

Le rassicurazioni del Prof Jim Smith dell’Università di Portsmouth: “Questo non è più radioattivo di qualsiasi altra vodka. Lo abbiamo verificato. Abbiamo avuto due dei migliori laboratori al mondo in cerca di vedere se riescono a trovare radioattività da Chernobyl e non ne hanno trovati. Questa potrebbe essere solo la bottiglia di vodka più importante al mondo. Non per quello che è ma per quello che rappresenta. Speriamo di poter restituire il 75 percento dei profitti dall’impresa alla comunità locale per sostenere il loro sviluppo economico e sociale“. Giusto per chiarire, nel grano alcune tracce di radioattività è stata trovata, ma nel processo di distillazione tutto questo è sparito.

Amazon: Apple Watch Series 4 in offerta a 369,00 euro!

Amazon Apple Watch Series 4

Il noto sito di e-commerce Amazon non smette mai di sorprendere con le sue offerte strepitose. Dopo avervi parlato di diversi prodotti Apple in offerta sul sito, si torna a parlare di un must, Apple Watch Series 4. Lo smartwatch di Cupertino di ultima generazione è sempre molto difficile da trovare in sconto. Per fortuna, però, esiste Amazon.

Non è la prima volta che Amazon decide di proporre lo smartwatch di Cupertino in offerta. Questo, nel corso del tempo, ha proposto in offerta una serie di modelli differenti. Oggi, andiamo a parlare del modello più utilizzato di sempre. Ovviamente, parliamo della versione Sport con cinturino nero. Scopriamo i dettagli della nuova offerta.

 

Amazon: super sconto per Apple Watch Series 4

L’azienda della mela morsicata risulta essere oramai famosa per l’affidabilità dei suoi smartwatch. Apple Watch Series 4 risulta essere il primo orologio smart dell’azienda ad avere un design innovativo. Ad essere in offerta su Amazon, la versione con cassa in alluminio da 40 mm e cinturino sport nero. Il prezzo di listino per questo prodotto è di 439,00 euro. Il noto sito di e-commerce, invece, lo propone al prezzo di 369,00 euro. Parliamo di uno sconto di 70 euro. E’ difficile trovare di meglio sul modello standard.

Come al solito, ricordiamo che le scorte del device risultano essere molto limitate. La promozione, inoltre, è anch’essa a tempo limitato. Il prezzo dell’orologio smart potrebbe variare da un momento all’altro. In ogni caso, ci aspettiamo il ritorno di promozioni di questo tipo anche in futuro. Restate in attesa per eventuali aggiornamenti a riguardo.

Apple: rilasciata ufficialmente la quinta Beta pubblica di iOS 13

Apple iOS 13 download

Il colosso della mela morsicata, Apple, ha rilasciato ieri la sesta Beta di iOS 13 in esclusiva per gli sviluppatori. A distanza di poche ore, l’azienda ha deciso di rilasciare anche la quinta Beta pubblica. Questa è scaricabile da qualsiasi utente, a patto che si iscriva al programma di beta testing. Quali saranno le novità di questa nuova release?

Le aspettative per il nuovo aggiornamento della mela morsicata sono alle stelle. iOS 13 porta all’interno una serie di novità che faranno letteralmente impazzire i fan della mela morsicata. Il sistema operativo è arrivato alla sesta Beta e risulta essere sempre più fluido. Ricordiamo, infatti, che manca pochissimo al suo debutto ufficiale.

 

Apple: ecco le novità della Beta 5 pubblica

Come ci aspettavamo, la Beta 5 pubblica riprende le novità della sesta Beta rilasciata nelle scorse ore per gli sviluppatori. Abbiamo, quindi, dei piccoli cambiamenti grafici per le cartelle nella schermata home e un nuovo tasto per attivare e disattivare la Dark Mode dal centro di controllo. Ovviamente, non mancano correzioni di bug e imperfezioni. Ricordiamo che tutti coloro che hanno già installato una Beta sul proprio dispositivo non dovranno fare altro che recarsi nella sezione aggiornamenti delle impostazioni per scaricare la nuova release.

Tutti i nuovi utenti, invece, dovranno seguire una procedura guidata direttamente sul sito ufficiale di Apple Beta testing. Basterà iscriversi e seguire pochi passaggi per poter scaricare il nuovo aggiornamento. Ricordiamo che è sconsigliato il download sui dispositivi di utilizzo primario. Restate in attesa per ulteriori aggiornamenti a riguardo.