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I cambiamenti climatici possono causare lunghe siccità in futuro

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I ricercatori del Earth Institute della Columbia, esperti di cambiamenti climatici, hanno studiato campioni di ghiaccio, fondali marini e anelli di alberi per identificare tre motivi per cui pensano che ciò possa accadere,ovvero temperature dell’acqua di raffreddamento nell’Oceano Pacifico, Acqua calda nell’Oceano Atlantico, Qualcosa chiamato forzatura radiativa (continua a leggere per saperne di più su cosa si tratta). Secondo gli scienziati, durante il Medioevo nell’America sud-occidentale, tra il IX e il XVI secolo, si verificarono periodi di grande siccità. Sono durati per molti anni. Ora, pensano che il riscaldamento globale potrebbe farli accadere di nuovo.

I cambiamenti climatici possono causare mega-siccità

Una mega-siccità è una siccità che si manifesta su una scala estrema e per molto più tempo di una siccità di solito durerebbe (ad esempio per due decenni).

Una siccità si verifica quando non c’è abbastanza pioggia per un lungo periodo di tempo. Ciò provoca la secchezza della terra e una carenza di acqua, che può avere impatti a cascata, come una riduzione del numero di colture che possono essere prodotte e problemi per persone e animali o che dipendono dall’acqua da bere.

Durante una siccità, gli agricoltori nelle aree colpite possono non essere in grado di coltivare colture o nutrire e dare acqua ai loro animali. Questo può avere un impatto sul loro sostentamento poiché le persone non sono in grado di guadagnarsi da vivere e guadagnare soldi dalla terra come farebbero di solito.

Il forzante radiativo è risultato essere una delle cause delle mega-siccità. Può essere positivo o negativo e una forzatura radiativa positiva si verifica quando l’atmosfera della Terra intrappola più energia dal Sole.

Più di questa energia è intrappolata nell’atmosfera, maggiore è il tasso di evaporazione dell’acqua, il che significa che più acqua viene aspirata dal terreno rendendola molto secca. La combustione di combustibili fossili e l’aumento dei livelli di anidride carbonica nell’atmosfera possono intrappolare più energia dal Sole, aumentando la forza radiativa.

La Luna ospita depositi d’acqua? Una ricerca potrebbe far luce sul mistero

Luna

Il programma spaziale “Water on the Moon” fornirà ai futuri coloni ogni sorta di risorse cruciali, che vanno dall’idratazione al carburante per missili. Abbattendo i legami tra la struttura del biossido di idrogeno (H2O) dell’acqua, gli scienziati possono infatti creare ossigeno per la respirazione e idrogeno per il carburante. Prima che ciò possa accadere, tuttavia, gli scienziati devono capire dove si trova l’acqua e come viene immagazzinata sulla Luna. Per raggiungere questo obiettivo, i ricercatori dell’Università del Surrey e del Surrey Space Center stanno lavorando su satelliti miniaturizzati a basso costo per analizzare la superficie della Luna.

 

Sarà fondamentale verificare l’esistenza di depositi d’acqua ai poli della Luna

Il professor Craig Underwood, capo del gruppo Sensors and Platform Systems del Surrey Space Center, ha parlato del contributo dell’Università del Surrey alla corsa sulla Luna. Grazie al programma Apollo, tra il 1969 e il 1972 la NASA ha fatto molte scoperte cruciali sulla composizione e sull’ambiente della Luna. E con la NASA che prevede di tornare sulla Luna entro il 2024, gli scienziati sono ancora una volta entusiasti della prospettiva di camminare sul satellite.

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Il più grande punto di svolta dall’era dell’Apollo, ha detto il professor Underwood, è la nostra attuale comprensione che i poli oscuri della Luna nascondono probabilmente depositi d’acqua. Se vero, i satelliti di piccole dimensioni noti come “CubeSats“, costruiti dalla Surrey, possono essere dispiegati intorno alla Luna per tracciare le sue superfici polari. Il professor Underwood ha dichiarato: “I risultati di Apollo ci hanno mostrato che le rocce lunari sono incredibilmente secche. Verificare gli indici della presenza dell’acqua sulla Luna: questa è la missione a cui stiamo lavorando“.

 

La prospettiva per le future missione lunari sembra entusiasmante

Trovare e attingere da questi depositi lunari sarà un grande balzo in avanti per le future missioni lunari: l’acqua e il carburante per missili sono una risorsa troppo pesante per essere spediti avanti e indietro tra la Terra e la Luna. Sulla Stazione Spaziale Internazionale, ad esempio, ogni singola goccia d’acqua viene utilizzata nel modo più efficiente possibile attraverso un riciclo costante. Sulla Luna, avere accesso a serbatoi d’acqua che possono essere riciclati e utilizzati dagli astronauti è una prospettiva elettrizzante.

Luna

Per questo motivo, il professor Underwood è positivo sul futuro dell’esplorazione lunare e infatti ha detto: “Abbiamo acqua da bere, ossigeno da respirare e idrogeno-ossigeno per produrre carburante per missili, quindi è il posto ideale da cui partire per esplorare il nostro sistema solare. Quindi posso convintamente immaginare i primi avamposti sulla Luna verso la fine degli anni 2020 e 2030. Diciamo entro il 2050“.

Loch Ness: l’analisi dei campioni prelevati dal lago supporta una teoria sul famoso mostro

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Il mitico mostro di Loch Ness potrebbe esistere, secondo una nuova ricerca condotta sul famoso lago scozzese. Una spedizione ha prelevato campioni di acqua in tre diverse profondità del lago, il che ha permesso di ottenere resti di pelle, squame, piume, pelle e feci che, a loro volta, hanno permesso di analizzare il DNA di diverse creature.

I campioni sono stati analizzati in vari laboratori in Nuova Zelanda, Australia, Danimarca e Francia, e i risultati sono “sorprendenti”, secondo il professor Neil Gemmell, dell’Università di Otago (Nuova Zelanda). Questo esperto di genomica e biologia ha spiegato che i risultati erano in contrasto con la maggior parte delle ipotesi principali relative al mostro leggendario. “Tre di loro probabilmente non sono corretti e solo uno potrebbe esserlo“, ha detto.

 

I risultati ipotizzano che…

Una delle teorie sostiene che “Nessie” potrebbe essere un plesiosario dal lungo collo, che sarebbe sopravvissuto al periodo di estinzione dei dinosauri. Un altro studio suggerisce che potrebbe essere uno storione o un pesce gatto gigante.

Il professore non ha specificato quale delle teorie sarebbe corretta e quale no, semplicemente dicendo che ha intenzione di annunciare le scoperte complete il mese prossimo, in Scozia.

Dall’aprile 1934, quando apparve la presunta prima foto di “Nessie” – pubblicata da Surgeon’s Photograph – ci sono molti che hanno cercato di trovare la creatura, nascosta dalle acque fangose del lago. Occasionalmente  vengono segnalati nuovi avvistamenti dell’animale misterioso, ma non è stato ancora possibile catturarlo o trovare i suoi resti.

Fine del mondo: Anna Maria Taigi e le sue profezie di guerre civili

Anna Maria Giannetti Taigi (29 Maggio 1769 – 9 Giugno 1837),ebbe per tutto il corso della sua vita il dono della visione e della veggenza, formulando numerose profezie da quando compì 22 anni. Anna maria fu una terziaria secolare italiana dell’Ordine della Santissima Trinità dichiarata Beata nel 1920. Tra le sue profezie e visioni vi è anche una terribile profezia riguardante la fine del mondo. 

 

Le visioni del globo luminoso

Le sue visioni provenivano da un globo luminoso come un sole in miniatura, che avrebbe brillato davanti ai suoi occhi, sospeso a una distanza di un metro dal suo viso e sopra di esso di venticinque centimetri. In questo globo avrebbe potuto leggere il passato ed il futuro, e lo stato delle anime di vivi e defunti.

Attraverso questo globo, Anna Maria vide e descrisse luoghi mai conosciuti, mai visitati fisicamente e descrisse avvenimenti futuri riguardanti personaggi che in seguito si rivelarono personaggi storici reali.Le profezie di Anna Maria si sono realizzate, parlò infatti in anticipo della sconfitta di Napoleone, la guerra in Grecia e la rivoluzione di Parigi del 1830. Predisse anche catastrofi naturali poi accadute e il pontificato di Pio IX.

 

La fine del mondo: buio e guerre

Tra le profezie di Anna Maria ve ne è una che, per nostra fortuna, non si è ancora verificata, ovvero quella riguardante la fine del mondo che avverrà a seguito di “tre giorni di buio”.

Dio manderà due castighi: uno sarà sotto forma di guerre, rivoluzioni e altri mali; avrà origine sulla terra. L’altro sarà mandato dal Cielo. Verrà sopra la terra l’oscurità immensa che durerà tre giorni e tre notti. Nulla sarà visibile e l’aria sarà nociva e pestilenziale e recherà danno, sebbene non esclusivamente ai nemici della Religione. Durante questi tre giorni la luce artificiale sarà impossibile; arderanno soltanto le candele benedette.

La profezia continua affermando che i nemici della chiesa “periranno sulla Terra”  e che l’aria per coloro che non si convertiranno, molto pochi, sarà infestata da demoni. In questo periodo la chiesa subirà persecuzioni ed il Papa dovrà lasciare la Santa Sede.

In questo oscuro periodo la Francia precipiterà in una “spaventosa anarchia”, che sfocerà in una tremenda guerra civile, così devastante che porterà il governo a chiedere l’intervento della Chiesa, e avverrà quindi la nomina di un Re da parte del Papa.

Dopo i terribili tre giorni di buio, i Santi Pietro e Paolo, nomineranno il Papa scelto da Dio per resistere alla fine e che riporterà il mondo al Cristianesimo, che coinciderà quindi con la fine del mondo così come lo conosciamo. 

Una donna ha subito ustioni di secondo grado dovute al contatto tra caricabatteria e una collana di metallo

Una donna ha subito un’ustione di secondo grado dopo che il suo caricabatterie generico per iPhone ha innescato la sua collana.La diciannovenne senza nome era sdraiata a letto con l’estremità del caricatore sotto il cuscino. Era collegato a una presa ma non era collegato al suo telefono. Dal nulla, avvertì un’intensa “sensazione di bruciore” e un “forte dolore” intorno al collo. La donna è stata portata d’urgenza in ospedale dove le è stata diagnosticata una “ustione circonferenziale a spessore parziale”, nota anche come lesione di secondo grado.

 

Ustione dovuta a contatto tra caricabatterie e collana

I medici ritengono che il suo caricabatterie sia entrato in contatto con una collana a catena che indossava, provocando una “lesione elettrica”. La collana incastonata fu rimossa dalla sua ferita e la paziente fu rimandata a casa con antidolorifici.

La donna arrivò all’ospedale pediatrico C.S. Mott dell’Università del Michigan lamentando dolore al collo. Dopo aver provato l’improvvisa sensazione di bruciore, ‘è andata nel panico’ e ha tirato la collana, rompendola, i medici hanno scritto in un caso clinico Annals of Emergency Medicine. Il paziente, che altrimenti stava bene, ha subito un angiogramma. Questo è un tipo di radiografia che esamina i vasi sanguigni. I risultati hanno rivelato che non aveva fratture o lesioni ai suoi tessuti molli o vasi sanguigni.

Un esame fisico ha mostrato che aveva un’ustione di secondo grado che le andava quasi attorno al collo. I medici, guidati dalla pediatra dott.ssa Carissa Bunke, hanno concluso che “una corrente elettrica dal suo caricatore ha toccato la sua collana e vi ha trasmesso la corrente”.

La donna ha consultato gli specialisti dell’ustione, che hanno rimosso la collana dall’infortunio. Le fu data la morfina per il dolore e rimandata a casa. I bambini e gli adolescenti spesso caricano i loro telefoni durante la notte, con alcuni persino con il dispositivo collegato a letto con loro, hanno scritto gli autori del rapporto.

Le “lesioni da corrente elettrica” ​​stanno diventando sempre più comuni, in particolare con “apparecchiature a costi inferiori dei produttori generici”.

“I caricabatterie telefonici generici possono causare ustioni o elettrocuzioni”, ha affermato il dott. Bunke.

“Anche con un dispositivo a bassa tensione, se la corrente è alta, la scossa elettrica può essere grave.” Un “giovane” è stato “fulminato e gettato dal suo letto” quando il suo caricatore è entrato in contatto con una collana a catena che indossava, hanno scritto gli autori. E quella era una versione con marchio Apple.

Due studi hanno studiato la sicurezza dei caricabatterie generici rispetto a quelli prodotti da Apple. Uno ha scoperto che su 64 caricabatterie generici, il 58% ha fallito il “test di resistenza elettrica”. Ciò garantisce che gli utenti possano toccare il cavo o la spina senza subire scosse elettriche.

Nel secondo studio, solo tre dei 400 caricabatterie per iPhone generici testati hanno superato il test di resistenza elettrica, con un tasso di fallimento del 99%. “Gli adolescenti e gli adolescenti sono particolarmente a rischio di lesioni a causa del frequente uso di dispositivi mobili”, ha affermato il dott. Bunke.

‘Dovrebbero essere avvisati di non dormire con i loro telefoni o dispositivi mobili che si caricano nel letto ed evitare di lasciare il caricabatterie collegato quando non è collegato a un telefono”.

Egadi: importante ritrovamento di due rostri in bronzo

Importante ritrovamento al largo delle Egadi, si tratta di due rostri in bronzo risalenti alla prima guerra punica, nella battaglia navale decisiva tra romani e cartaginesi.

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Credit: Luca Palezzi

 

Una lunga lotta per la supremazia nel Mediterraneo

Nella seconda metà del III secolo a.C., dopo la vittoria contro Pirro re dell’Epiro, la Repubblica di Roma era divenuta padrona di tutto il territorio peninsulare italico (dalla Pianura padana a tutta l’attuale Calabria). L’altra grande superpotenza del Mediterraneo era Cartagine, sovrana delle principali zone costiere e delle isole maggiori e minori. Tra Roma e Cartagine vigevano trattati di pace e non belligeranza, ma la lotta per la supremazia sarebbe scoppiata da lì a breve.

La Sicilia rappresentava un grandissimo granaio, fondamentale per delle civiltà così grandi e in continua espansione, e fu proprio questa il motivo e il luogo dello scoppio della prima Guerra Punica. Siamo nell’anno 264 a.C.

La guerra ebbe fasi alterne e durò più di vent’anni, ma ciò che interessa ora a noi è che i bellicosi romani erano organizzati e temibili in battaglia, ma certamente i cartaginesi (o punici come li chiamavano loro) erano assoluti padroni del mare. La loro temibile flotta non aveva eguali all’epoca, mentre Roma di navi militari non ne aveva affatto.

 

La nascita della “Marina” romana

Nei primi anni di combattimenti la Repubblica romana dovette iniziare a costruire una propria Marina, ma non avendo conoscenze né tecnologie a riguardo fece quello che sapeva fare benissimo: imparare dai suoi nemici. Catturarono diverse triremi e quinqueremi cartaginesi e le copiarono, anzi le migliorarono, potenziandole con un paio di elementi estremamente vincenti.

La prima furono i “corvi”: speciali congegni di abbordaggio costituiti da tavole arpionate che si conficcavano nella coperta della nave nemica creando una superficie percorribile dai soldati romani che così avrebbero combattuto come sapevano fare vanificando il vantaggio che avevano i cartaginesi sull’acqua. La seconda arma di cui vennero dotate le navi romane furono i rostri: si trattava di grandi “speroni” in bronzo che venivano fissati sulla prua delle imbarcazioni rendendole temibili quando “caricavano” e impattavano sulle altre navi.

Bisogna aggiungere che già le navi etrusche e greche erano dotate di rostri, come anche quelle della rivale Cartagine, ma l’implementazione vincente era che quelli romani una volta speronato il fianco (e non la prua come si potrebbe pensare) si staccavano proprio come fa il pungiglione di un’ape, restando conficcato nella coperta della nave nemica, e spesso riuscendo a trascinarla sul fondo del mare.

rostro mozia
Esempio di rostro con iscrizione, ritrovato nei pressi dell’isola di Mozia, in provincia di Trapani

 

La battaglia delle Egadi: uno scontro decisivo

Il 10 marzo del 241 a.C. avvenne la battaglia conclusiva della prima guerra punica. I romani da terra avevano assediato la città di Erice (sopra Trapani), per spezzare l’accerchiamento e cercare di chiudere la lunga guerra, da Cartagine era stata inviata l’intera flotta: più di 100 navi da guerra e molte altre imbarcazioni di supporto. La Marina cartaginese, solcando i mari attorno le isole Egadi si ancorava però davanti l’isola di Marettimo, dovendo attendere condizioni climatiche favorevoli per sferrare l’attacco.

Ma la novella flotta romana, che già consta di ben 300 navi, era appostata ben nascosta dietro l’isola di Levanzo, e quando la flotta cartaginese si muove in direzione di Erice, passando poco a nord dell’isola, scatta la trappola: come delle furie le navi della Repubblica escono dal loro nascondiglio, non perdono neanche tempo a issare gli ormeggi, bensì tagliano le cime lasciando le ancore sul fondo, come dimostrano i reperti archeologici ritrovati e oggi conservati nel “Museo della Battaglia delle Egadi” di Favignana.

 

A Favignana il Museo della Battaglia delle Egadi custodirà i due reperti

Sempre qui, nell’area museale allestita nell’ex-stabilimento Florio ci sono altri 16 rostri recuperati negli anni scorsi da un team composto dalla Soprintendenza del mare della Regione Siciliana, la Rpm Nautical Foundation e i subacquei della Global Underwater Explorer. A questi si vanno ad aggiungere ulteriori due rostri recuperati pochi giorni fa, a circa 80 metri sotto le acque a largo della più piccola delle isole Egadi. Queste pesanti fusioni in bronzo sono sopravvissute al più deperibile legno delle imbarcazioni, ma ciò che è interessante è il loro profilo che in qualche modo ricorda i musetti delle vetture di Formula 1. Tre “lame” sovrapposte ad imitazione di un tridente che fendeva le acque, ma che in battaglia frantumava il fasciame delle navi nemiche e vi si conficcava.

Per più di duemiladuecento anni sono rimasti sul fondo del mare delle Egadi ed alcuni di essi sono stati utilizzati come casa dai polpi che, come usualmente fanno, hanno raccolto oggetti vari per portarseli nella tana, dunque reperto nel reperto, dentro di essi sono stati rinvenuti vasi, elmi e molto altro.

Interessante segnalare che sui rostri in bronzo vi sono scolpite meravigliose rappresentazioni di vittorie alate (Nike) come pure delle iscrizioni in latino come odi e invocazioni agli dei e i nomi dei finanziatori che hanno patrocinato la costruzione della flotta.

Ma la grande novità negli ultimi rinvenimenti è una spada lunga 70 cm, con una lama spessa 5, che sarebbe la prima arma di un soldato ritrovata in queste acque. Nei prossimi giorni verrà sottoposta a ricerche e radiografie varie in attesa di svelarci qualcosa che ancora non conosciamo di questa fase della storia della civiltà romana.

 

Le immagini del recupero:

recupero rostro egadi

recupero rostro egadi

Huawei: il Mate X sarà lanciato a settembre con alcuni ritocchi

Huawei

Samsung ha dovuto apportare alcune modifiche al design del Galaxy Fold perchè fosse pronto per essere messo in vendita e sembra che Huawei abbia fatto lo stesso con il suo pieghevole; nuove foto di Huawei Mate X infatti suggeriscono che la casa abbia operato una serie di cambiamenti al proprio dispositivo. A quanto pare, il giornalista cinese Li Wei si è imbattuto nel CEO di Huawei, Richard Yu ed è stato in grado di scattare alcune foto del Mate X “aggiornato“.

Huawei

Un quarto sensore della fotocamera è stato aggiunto sul retro del telefono, molto probabilmente un sensore TOF per la profondità, nonché un effetto in fibra di carbonio (ma potrebbe anche essere vera fibra di carbonio) attorno ad alcune parti del foldable. C’è un pulsante più grande per “sganciarela parte pieghevole del telefono, il che dovrebbe rendere un po’ più facile aprire il Huawei Mate X senza forzare troppo la cerniera.

 

Huawei potrebbe presentare il Mate X con l’ultima versione di Android

I problemi in cui si sono imbattuti i primi recensori del Galaxy Fold erano infatti principalmente legati alla cerniera, ma è difficile dire se Huawei ha apportato miglioramenti in tal senso. Il dispositivo infatti si piega nella direzione opposta al Galaxy Fold, portando lo schermo verso l’esterno. Per quanto riguarda la la data d’uscita del Mate X, Huawei ha fatto sapere che il telefono uscirà entro settembre, il che significa che affiancherà il Samsung Galaxy Fold, aprendo ufficialmente l’epoca degli smartphone pieghevoli.

Huawei

Il mese scorso peraltro sono circolate indiscrezioni che suggerivano che il Mate X fosse nella sua fase di test finale, quindi si spera che tutti i potenziali problemi tecnici siano stati risolti e che il telefono funzioni correttamente. Inoltre, con l’amministrazione statunitense che ora sembra essersi ammorbidita sullo scontro con Huawei, il telefono dovrebbe essere distribuito con una versione completamente fornita di Android e ovviamente anche con la connettività 5G.

Apple: registrati 7 modelli di iPad presso la Commissione Eurasiatica

Apple nuovi iPad

L’azienda della mela morsicata, Apple, potrebbe presto lanciare una mega sorpresa per tutti i fan. Sono settimane, oramai, che si parla del lancio di un nuovo modello di iPad da 10.2 pollici. Nelle scorse ore, la notizia è stata confermata da una mossa fatta da Apple stessa. Di cosa si tratta?

Ebbene sì, che Apple abbia un elevato interesse per la sua gamma di tablet è risaputo da oramai molto tempo. Dopo il debutto degli innovativi modelli nel corso dell’anno, presto ne potrebbero arrivare ancora degli altri. Ad inizio mese Cupertino ha registrato ben 5 iPad nuovi presso la Commissione Economica Eurasiatica. A questi, nelle ultime ore, se ne sono aggiunti altri due. Qualcosa di grosso è in arrivo?

 

Apple: una serie di nuovi iPad arriverà il prossimo autunno

Oramai è una prassi. Prima che Apple lanci un prodotto, questa lo registra presso la Comunità Economica Eurasiatica. Possiamo parlare di una sorta di anticipazione di quanto accadrà a breve. I modelli registrati in totale risultano essere 7. Ciò significa che vedranno la luce diversi tipi di iPad nuovi. Tra questi, potrebbe esserci il tanto chiacchierato iPad con display da 10.2”. Il tablet andrà a sostituire quello che è l’oramai vecchio iPad 2018. Non ci sono dubbi sul fatto che il dispositivo avrà un design rinnovato.

Tutti i tablet registrati da Cupertino mostrano come supporto iPadOS. Ciò significa che il loro debutto è previsto dopo il lancio del nuovo sistema operativo. Di conseguenza, ci aspettiamo che i nuovi tablet vedano la luce il prossimo ottobre. Restate in attesa per ulteriori aggiornamenti a riguardo.

Apple: Perché i nuovi iPhone non supportano la connettività 5G?

Apple iPhone 5G

La rete 5G si sta sviluppando giorno dopo giorno e, in Italia, già un paio di operatori telefonici hanno deciso di introdurla in alcune città. Parliamo della rete più veloce mai vista. Non c’è bisogno di dire che molti utenti sono curiosi di provarla con mano. Peccato, però, che i fortunati saranno davvero pochi. Tra questi, non ci sarà nessun acquirente di iPhone. Come mai?

Ebbene sì, il discorso rete 5G risulta essere abbastanza complicato. Nonostante la rete si stia sviluppando ed estendendo ad una velocità davvero impressionante, le persone che potranno utilizzarla saranno davvero poco. Questo perchè non basterà solo avere un piano 5G, ma anche uno smartphone predisposto per la navigazione sotto questa rete ultra veloce. Purtroppo, i nuovi smartphone Apple non saranno tra i fortunati possessori dei chip che permetteranno ciò. Scopriamo il perchè.

 

Apple: chip iPhone 5G ancora molto lontani

Ebbene sì, sono in tanti gli utenti delusi dalle scelte della mela morsicata in merito ai nuovi iPhone 11 in uscita il prossimo settembre. L’azienda, infatti, ha deciso che non introdurrà i chip 5G all’interno dei suoi dispositivi. Ciò per ovvi motivi tecnici. Cupertino, oltre a considerare la tecnologia ancora ad uno stadio primordiale, non ha trovato nessun accordo valido con Qualcomm per la produzione dei modem 5G da inserire negli iPhone. E’ per questo che ha deciso di lanciare il suo asso nella manica.

Nelle scorse ore, vi abbiamo parlato dell’acquisizione da parte di Apple della divisione di modem per smartphone di Intel. Grazie a questa astuta mossa, l’azienda potrà iniziare a prodursi da sola i modem 5G per i suoi futuri smartphone. Non ci è dato sapere al momento, quando questi arriveranno sugli iPhone. Sicuramente non quest’anno. Restate in attesa per ulteriori aggiornamenti a riguardo.

Fortnite: scoperto un problema relativo alla Skin Pescesecco

Fortnite Pescesecco errore

Epic Games si è trovata, nelle scorse ore, di fronte ad una miriade di lamentele da parte di una grossa fetta di utenti per un problema con la Skin Pescesecco presente in questi giorni nello store ufficiale di Fortnite. Come già vi abbiamo annunciato in un precedente articolo, chiunque abbia acquistato la Skin nei giorni della World Cup ha avuto diritto ad uno stile esclusivo della Skin. In molti, però, non si sono visti recapitare nell’armadietto la variante World Cup a causa di un errore.

Non è la prima volta che Epic Games si imbatte in problematiche di questo tipo con i cosmetici di Fortnite. Pare che la problematica affligga solamente una parte degli acquirenti della nuova Skin. Il problema non si presenta con chi aveva già nell’armadietto Pescesecco. Cosa farà l’azienda per risolvere la problematica?

 

Fortnite: una risoluzione del problema arriverà con la Stagione 10

La casa del fenomeno videoludico ha fatto sapere di essere al corrente della problematica. Pare che il problema si sia presentato solamente a quelli che hanno comprato la Skin, poi rimborsata e poi riacquistata. Evidentemente Epic Games non aveva tenuto conto di questa possibilità quando ha deciso di dare lo stile esclusivo per la World Cup. In ogni caso, questa ha fatto sapere su Twitter che una risoluzione del problema è in arrivo la prossima settimana.

Molto probabilmente, Epic Games deciderà di risolvere il tutto con l’aggiornamento 10.0 che vedrà la luce il prossimo giovedì. Tutti coloro che hanno acquistato la Skin Pescesecco riceveranno lo stile esclusivo. L’azienda, ovviamente, si è scusata per l’inconveniente. Restate in attesa per ulteriori aggiornamenti a riguardo.

Gli squali rischiano di scomparire dal Mediterraneo a causa della pesca e dell’inquinamento da plastica

Recentemente abbiamo riferito che una recente indagine ha rivelato che oltre mille squali sono stati intrappolati in materiali da pesca e plastica negli oceani. Non sorprende che un nuovo rapporto del World Wildlife Fund (WWF) rivela che più della metà delle specie di squali e razze nel Mar Mediterraneo siano minacciate e che quasi un terzo di esse siano state vittime di pesca indiscriminata che le ha portati in pericolo di estinzione.

Il WWF ha sottolineato che la Libia e la Tunisia sono le principali responsabili della situazione di minaccia che colpisce gli squali nel Mediterraneo a causa della loro indiscriminata attività di pesca. Come sottolineano, ogni Paese trasporta circa 4.200 tonnellate di squali all’anno, tre volte più dell’Italia, che si distingue anche tra i più grandi paesi di pesca della zona.

In diverse occasioni, abbiamo nominato l’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN), un’organizzazione internazionale responsabile della protezione delle risorse naturali. La sua famosa Lista rossa delle specie in via di estinzione comprende niente di più e niente di meno che 79 specie di squali e 120 specie di raggi, figure allarmanti che richiedono riflessione.

Tuttavia, c’è un problema silenzioso che sembra essere ancora maggiore. La IUCN attualmente non dispone di dati sufficienti su quasi 200 specie di squali per effettuare una classificazione più accurata, unita a qualche difficoltà nel rintracciare le popolazioni di animali marini.

 

Di chi è la colpa?

Giuseppe Di Carlo, direttore del WWF Mediterranean Marine Initiative, ha sottolineato che gli squali hanno abitato il Mar Mediterraneo per migliaia di anni e che il loro attuale pericolo è interamente a carico di tutti i Paesi della zona. “Gli squali corrono il rischio di scomparire dal Mediterraneo. Il suo rapido declino è il segno più grave dello stato del nostro mare e delle pratiche di pesca irresponsabili.”

Tutti i Paesi del Mediterraneo ne sono responsabili. Gli squali fanno parte del nostro mare e della nostra cultura da migliaia di anni, “dobbiamo agire rapidamente per assicurarci che rimangano in futuro“. 

 

Oltre la pesca eccessiva, l’inquinamento da plastica

Mentre la pesca eccessiva è una delle cause più influenti della situazione, è anche necessario evidenziare l’inquinamento da plastica nel mare. Il WWF ha dichiarato di aver registrato più di 60 specie di squali rimaste impigliate nelle reti da pesca per altri pesci in tutto il Mediterraneo. Non solo restano intrappolate o soffocate, ma la inghiottono, il che è dannoso per la loro salute.

Gli squali si sono distinti come i principali predatori del mare per milioni di anni. Recenti osservazioni hanno riportato che specie come lo squalo bianco sembrano temere le orche da cui fuggono quando difficilmente percepiscono la loro presenza, ma purtroppo non sono così perspicaci da fuggire dai pescatori o districare se stessi dalle reti.

La parte peggiore è che l’inquinamento della pesca e del mare ha creato le condizioni per la riduzione della loro popolazione, che nonostante sia così temuta nel mare, è davvero molto vulnerabile. Ciò è dovuto ai suoi lunghi periodi di gestazione e maturazione per riavviare il ciclo riproduttivo.

In assenza di regolamentazione e cooperazione internazionali, è probabile che la situazione continui a peggiorare, poiché, come abbiamo detto, è molto difficile monitorare queste popolazioni.

La teoria della relatività supera nuove sfide alla sua validità

La teoria della relatività generale, formulata da Albert Einstein più di 100 anni fa, potrebbe essere confermata dall’orbita di una stella attorno al gigante cuore oscuro della nostra galassia, il buco nero supermassiccio Sagittarius A*.

A rivelarlo è uno studio condotto dalla professoressa Andrea Ghez della University of California (UCLA) con la collaborazione del collega Tuan Do, pubblicato su Science. La loro ricerca confermerebbe la teoria del fisico teorico più famoso al mondo, grazie all’orbita che la stella S0-2 compie attorno al buco nero al centro della Via Lattea. Per percorrere la sua orbita S0-2 impiega 16 anni e lo studio della prof.ssa Ghez è basato sulla raccolta di 22 anni di dati ed osservazioni di questa stella.

 

I dati ricavati dal Keck Observatory delle Hawaii

Le osservazioni sono state effettuate dal Keck Observatory delle Hawaii in un arco di tempo tra il 1995 ed il 2017. Per realizzarli è stato impiegato uno spettrografo costruito presso la UCLA. I dati sono poi stati integrati e confrontati con altri raccolti invece durante lo scorso anno, registrati in momenti particolari dell’orbita di S0-2 come la sua minima distanza dal buco nero. In questo preciso momento è stata registrata una velocità della stella, che si trovava a 120 UA da Sagittarius A*, pari a circa il 2,7% di quella della luce.

Studiando la posizione della stella e confrontando i dati spettrografici del corpo celeste con i punti dell’orbita della stella, i ricercatori sono giunti a delle conclusioni molto interessanti. Oltre a ricostruire l’intera orbita della stella nella mappa tridimensionale, i ricercatori hanno infatti anche confermato l’esistenza di due degli effetti della teoria della relatività su un corpo che è sottoposto ad una forte forza gravitazionale: l’effetto doppler relativistico ed il redshift gravitazionale.

 

Le osservazioni che confermano la teoria della relatività generale

Nello spettro della stella S0-2, soggetta all’estrema forza gravitazionale del buco nero, è stato infatti osservato uno spostamento della luce stellare verso lunghezze d’onda diverse rispetto a quelle osservate dall’origine della stella. Questo spostamento verso lunghezze d’onda del rosso è infatti il risultato dei due effetti relativistici sopra citati. L’effetto doppler relativistico sposta infatti le lunghezze d’onda della luce verso il blu o verso il rosso a seconda del movimento della sorgente luminosa. Il redshift gravitazionale provoca invece uno spostamento della luce verso il rosso. Dovuto all’allontanamento della sorgente luminosa da un corpo compatto e molto grande, che possiede quindi una grande forza gravitazionale, come per l’appunto un buco nero supermassiccio.

Secondo lo studio della prof.ssa Ghez, i dati osservati sarebbero del tutto compatibili con quelli ricavati dall’applicazione della teoria della relatività generale ad una stella del tipo di S0-2 che orbita attorno ad un buco nero della massa di Sagittarius A°.

 

Un banco di prova per confutare la teoria della relatività generale

Secondo la professoressa Ghez, l’orbita completa di S0-2 in 3D, potrebbe quindi essere un ottimo banco di prova per confutare la teoria della relatività generale. Come ha infatti affermato: “Questo ci dà il biglietto d’ingresso ai test della relatività generale. Ci siamo chiesti come si comporta la gravità vicino a un buco nero supermassiccio, e se la teoria di Einstein basta a fornire la visione completa. Vedere le stelle completare la propria orbita fornisce la prima opportunità di testare la fisica fondamentale usando i movimenti di queste stelle”.

Gli studi del suo team continueranno quindi in questa situazione e a breve potrebbero essere studiate anche le orbite di altre stelle attorno al medesimo buco nero, come ad esempio S0-102, la più veloce delle stelle attorno a Sagittarius che, completando la sua orbita in “appena” 11 anni, permette dei tempi di osservazioni più brevi e più rapportabili alla vita umana.

Fine del mondo: per alcuni scienziati avverrà nel 2050

A dare la notizia dell’imminente fine del mondo è questa volta une ente scientifico, ovvero il National Center for Climate Restoration australiano. Secondo il suo team di ricercatori infatti, la fine del mondo sarà nel 2050, tra poco più di 30 anni, ed avverrà proprio a causa dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale. Una previsione davvero sconcertante poiché riguarda una data molto vicina ed una causa che sappiamo essere un reale problema del nostro Pianeta attualmente.

 

La fine del mondo avverrà per i cambiamenti climatici

La previsione del team di ricercatori è davvero apocalittica che porterà una buona parte delle zone abitate della Terra in contro ad una forte siccità ed aridità, che le renderanno sterili ed invivibili. Secondo gli esperti questa situazione sarà causata da forti ondate di calore, con temperature senza precedenti, che interesseranno per 20 giorni all’anno circa il 35% delle zone abitate del Pianeta, ovvero quelle che ospito la metà della popolazione mondiale.

Ad essere colpite da questa catastrofica predizione saranno per prime le zone del Mediterraneo ed il Medio-Oriente, assieme all’Asia Occidentale, il Sud-Ovest degli Stati Uniti e l’entroterra australiano. Queste zone saranno colpite da una tremenda siccità e la mancanza di acqua le renderà inabitabili, portando a gravi danni nell’agricoltura mondiale, mettendo in crisi circa 2 miliardi di persone.

Tutto ciò avrà gravissime conseguenze sugli equilibri globale, che cosa potrebbe accadere infatti quando due miliardi di persone si troveranno costrette a cercare una nuova patria a causa della siccità e delle carestie? Le previsioni non sono le migliori e gli scompensi socio-politici saranno porteranno inevitabilmente a grandi migrazioni e guerre, gettando l’umanità nel caos.

 

Siccità ed inondazione; ecco le previsioni per i prossimi 30 anni

Ma la siccità non è l’unica preoccupazione, altri milioni e milioni di “profughi del clima” saranno costretti ad abbandonare le loro case e la loro patria, quando grandi città ad alta densità abitativa come Giacarta, Hong Kong, Shangai, Manila, Mumbai, Canton e Bangkok saranno sommerse dalle acque a causa dell’innalzamento dei livelli del mare. Secondo il Breakthrough National Center for Climate Restoration, questo sarà infatti il completamento dello scenario apocalittico che si prospetta all’umanità in tempi molto brevi, ovvero tra circa 30 anni.

Questo accadrà secondo gli scienziati, a causa degli errori di valutazioni commessi in sede di discussione degli Accordi di Parigi. All’epoca infatti, secondo i ricercatori, non furono tenuti presenti alcuni aspetti, ovvero il “Long Term Carbon Feedback”. Si tratta di un processo attraverso cui il riscaldamento globale si autoalimenta amplificando i suoi effetti.

L’aumento delle temperature potrebbe infatti causare l’ulteriore perdita di carbonio dagli ecosistemi terrestri, portando ad un aumento dei livelli di CO2 nell’atmosfera. Diversi modelli climatici indicano che il riscaldamento globale durante il 21° secolo potrebbe essere accelerato dalla risposta del ciclo del carbonio terrestre a tale riscaldamento. Questo porterebbe quindi all’amplificazione del riscaldamento globale e al verificarsi delle tremende condizioni descritte dal centro australiano di ricerca.

Samsung Galaxy Watch Active 2: trapelano le prime immagini

Samsung

Samsung ha già un successore del Galaxy Watch Active e alcune indiscrezioni hanno già iniziato a circolare sul web grazie ad alcuni documenti segnalati presso la Federal Communications Commission. Alcune foto del dispositivo mostrano infatti il logo della FCC, nascosto tra le righe del documento. Il dispositivo porta il numero di modelloSM-R830” e corrisponde ad un orologio dal diametro di circa 40 mm. Sulla base degli schizzi, ci sarà un’altra versione in acciaio inossidabile dell’orologio e si ritiene che ci sarà anche una variante più grande da 44 mm e forse un’altra con supporto LTE.

Samsung

Tutto ciò che possiamo dire dalle foto è che Watch Active 2 sarà esteriormente simile al Galaxy Watch Active. Possiamo anche vedere la One UI di Samsung sovrapposta al sistema operativo Tizen di Samsung, che alimenta gli smartwatch della casa coreana. Dai documenti è stato anche possibile leggere informazioni riguardo 4 GB di spazio di archiviazione. Anche se non si tratta di informazioni ufficiali, si ritiene che il Galaxy Watch Active 2 presenterà una ghiera sensibile al tocco, che sostituirebbe la ghiera girevole sul Galaxy Watch dell’anno scorso.

 

Samsung annuncerà il suo nuovo smartwatch all’evento del 7 agosto a New York

All’inizio di questa settimana, il documento sulle specifiche complete del Galaxy Watch Active 2 è trapelato (insieme ai rendering ufficiali), rivelando uno schermo Super AMOLED da 1,2 pollici su 40 mm di diametro e uno schermo Super AMOLED da 1,4 pollici su quello più grande da 44 mm. Entrambi sono protetti da un Gorilla Glass DX+ e hanno risoluzioni dello schermo di 360×360 px.

Samsung

Entrambi saranno supportati dallo stesso Exynos 9110 che alimenta il Galaxy Watch Active con 768 MB di RAM sulla variante Bluetooth, mentre la variante LTE potrebbe arrivare a 1,5 GB di RAM. Il 40mm avrà una batteria da 247 mAh mentre il più grande ne avrà uno da 340 mAh. Si dice anche che il nuovo orologio sarà dotato di Bluetooth 5.0. Il Samsung Galaxy Note10 e Note10+ saranno svelati il ​​7 agosto a New York City e con ogni probabilità anche il Samsung Galaxy Watch Active 2 farà lì la sua prima apparizione.

Un nuovo microfono quantistico può misurare le singole particelle sonore

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Un team di fisici di Stanford ha sviluppato un “microfono quantistico” così sensibile da poter misurare singole particelle di suono, i fononi. Il dispositivo potrebbe eventualmente portare alla creazione di computer quantistici più piccoli ed efficienti, che operano manipolando il suono piuttosto che la luce. “Prevediamo che questo dispositivo favorirà la nascita di nuovi tipi di sensori quantici, trasduttori e dispositivi di memorizzazione per future macchine quantistiche“, ha affermato il leader dello studio Amir Safavi-Naeini, assistente professore di fisica presso la School of Humanities and Sciences di Stanford.

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Studiati per la prima volta da Albert Einstein nel 1907, i fononi sono molecole di energia emessi dagli atomi. Queste molecole indivisibili, i “quanti“, si manifestano come suono o calore, a seconda delle loro frequenze. Come i fotoni, che sono i “portatoridella luce, i fononi sono “quantizzati“, il che significa che le loro energie vibrazionali sono limitate a valori discreti.

 

Il microfono quantistico può misurare variazioni quasi impercettibili

Fino ad ora, gli scienziati non sono stati in grado di misurare direttamente gli stati dei fononi a causa delle differenze energetiche tra gli stati. “Un fonone corrisponde ad un’energia dieci trilioni di miliardi di volte più piccola dell’energia necessaria per mantenere una lampadina accesa per un secondo“, ha affermato Patricio Arrangoiz-Arriola, coautore dello studio. Per affrontare questo problema, il team di Stanford ha progettato il microfono più sensibile del mondo, che sfrutta i principi quantistici per intercettare i “sussurri degli atomi“.

microfono

In un normale microfono, le onde sonore in arrivo oscillano in una sorta di “membrana interna” e questo movimento viene convertito in una tensione misurabile. Questo approccio non funziona per rilevare singoli fononi perché, secondo il principio di incertezza di Heisenberg, la posizione di un oggetto quantistico non può essere conosciuta con precisione senza cambiarla. “Se hai provato a misurare il numero di fononi con un microfono normale, l’atto di misurazione immette energia nel sistema e maschera l’energia stessa che stai cercando di misurare“, ha detto Safavi-Naeini.

 

Si tratta di uno strumento rivoluzionario

Invece, i fisici hanno escogitato un modo per misurare queste variazioni, e quindi il numero di fononi, direttamente nelle onde sonore. “La meccanica quantistica ci dice che la posizione degli atomi non può essere conosciuta con precisione, ma non dice nulla sull’energia“, ha detto Safavi-Naeini. “L’energia può essere conosciuta con precisione infinita“.

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Il microfono quantistico sviluppato dal gruppo è costituito da una serie di risonatori nanomeccanici, così piccoli da essere visibili solo al microscopio elettronico. I risonatori sono accoppiati a un circuito che contiene coppie di elettroni che si muovono senza resistenza. Il circuito forma un bit quantico, o qubit, che può esistere in due stati contemporaneamente e ha una frequenza naturale, che può essere letta elettronicamente. Quando i risuonatori meccanici vibrano, generano infatti fononi in diversi stati.

Fortnite: cosa accadrà alla sfera di Sponde del Saccheggio?

Fortnite sfera luminosa

L’azienda del fenomeno videoludico degli ultimi tempi, Epic Games, non smette mai di lasciare enigmi all’interno del battle royale di Fortnite. Dopo il mistero svelato dello scontro tra il mostro e il robot, ecco che compare un nuovo interessante punto interrogativo. Sulla mappa è comparsa una strana sfera luminosa. Quale sarà il suo scopo?

Ebbene sì, Epic Games non abbassa la guardia nemmeno durante la super impegnativa Fortnite World Cup. L’intento dell’azienda è quello di mantenere alta la curiosità degli utenti. Nel corso dell’evento live dell’ultima settimana, il robot ha fatto comparire una sfera luminosa nei pressi di Sponde del Saccheggio. Non ci sono dubbi sul fatto che questa avrà a che fare con la Stagione 10.

 

Fortnite: la sfera luminosa potrebbe portare ad una nuova mappa

Come con ogni cosa che riguardi Fortnite, le teorie in merito a cosa potrebbe accadere alla sfera luminosa sono tante. I dataminer hanno già avuto modo di constatare che la particolare sfera sorta nei pressi di Sponde del Saccheggio avrà dei diversi stage. Attualmente, questa si trova al secondo stadio. Bisogna dire che la sfera ricorda molto le sembianze e il suono di una fenditura. In molti credono che questa porterà alla Stagione 10 in grande stile.

Sono molti a pensare che la sfera luminosa esploderà in qualche modo nel trailer della stagione 10. Ci sono buone possibilità, infatti, che Epic Games decida di mettere in campo una mappa di Fortnite completamente nuova. Ovviamente, per ora si tratta solo di supposizioni. Restate in attesa per ulteriori aggiornamenti a riguardo.

Apple acquisisce la divisione modem smartphone di Intel

Apple Intel

L’azienda della mela morsicata, Apple, ha da poco rilasciato un comunicato ufficiale per l’annuncio di un’acquisizione che rappresenta un grosso passo in avanti per l’azienda. Il colosso di Cupertino, infatti, ha deciso di rilevare l’intera divisione di modem per smartphone di Intel. Da ora in poi, sarà Cupertino stessa a prodursi da sola i chip per i suoi iPhone e a venderli alla concorrenza.

Ebbene sì, si parla delle vicende tra il colosso di Cupertino e la nota azienda produttrice di chip Intel da molto tempo. Si vociferava di una possible acquisizione della divisione modem per smartphone da parte di Apple, ma nulla era stato confermato fino ad ora. Nelle scorse ore l’accordo è diventato ufficiale e Cupertino ha potuto finalmente renderlo pubblico.

 

Apple: parla il senior vice president Hardware Technologies

A dare l’annuncio ufficiale dell’accordo tra le due aziende è stato il senior vice president Hardware Technologies di Apple, Mr. Johny Srouji. Questo ha rilasciato un comunicato stampa con tutti i dettagli in merito all’imminente acquisizione della divisione di Intel. Parliamo di un accordo costato ad Apple ben 1 miliardo di dollari. Non ci sono dubbi, però, sul fatto che ne sia valsa la pena.

Srouji ha anche spiegato come sia importante per Apple questo accordo. Cupertino ed Intel lavora insieme da anni e la mela morsicata è fiera di entrare a pieno contatto con gli ingegneri che si occupano dei modem per smartphone. L’acquisizione della divisione modem smartphone verrà ultimata entro il quarto trimestre 2019. Restate in attesa per ulteriori aggiornamenti a riguardo.

Apple Card: finalmente svelata la data di uscita negli Stati Uniti

apple card

Lo scorso marzo, la casa della mela morsicata ha presentato una serie di servizi molto interessanti. Tra tutti, quello che sicuramente ha generato più curiosità tea gli utenti risulta essere Apple Card. Parliamo, infatti, di una vera e propria carta di credito del colosso di Cupertino. I fan dell’azienda, ovviamente, non vedono l’ora di metterci le mani su. Nelle scorse ore, Apple ha annunciato la data di uscita della tanto chiacchierata carta di credito.

Sono settimane che si parla del nuovo servizio di Cupertino. Ricordiamo che Apple ha collaborato con un’importante banca statunitense per la sua realizzazione, Goldman Sachs. L’uscita, negli Stati Uniti, era stata fissata in maniera generica in estate. Ora, sono state rilasciate informazioni più precise.

 

Apple Card: lancio nella prima metà di agosto

Ebbene sì, Apple ha deciso di sorprendere tutti nelle scorse ore con l’annuncio ufficiale dell’imminente arrivo della carta di credito dell’azienda sul mercato. Il prodotto arriverà ufficialmente negli Stati Uniti durante le prime due settimane di agosto. Ciò significa che manca davvero poco al debutto della tanto attesa carta di credito. Ricordiamo che il sistema iOS risulta essere già pronto per introdurre il nuovo servizio. Il colosso di Cupertino, infatti, ha rilasciato qualche giorno fa l’apposito iOS 12.4 che è servito proprio a questo scopo.

Per il momento la famosa carta di credito sarà disponibile solamente all’interno degli Stati Uniti. Tuttavia, è previsto un arrivo in Canada per il prossimo anno. Non abbiamo notizie in merito alla possibilità dell’arrivo di questa anche in Europa. Restate in attesa per ulteriori aggiornamenti a riguardo.

I buchi neri emettono esplosioni “UFO” in grado di rimodellare le galassie

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I buchi neri producono enormi esplosioni di “UFO” che sono così potenti da poter cambiare la forma di intere galassie, hanno annunciato gli scienziati dell’Agenzia spaziale europea. Purtroppo, l’ESA non ha individuato sciami di oggetti volanti non identificati che sciamavano dall’orizzonte degli eventi di un gigantesco colosso oscuro, il che sarebbe uno spettacolo miracoloso perché nemmeno la luce può sfuggire ai loro avidi maws. Gli UFO sono in realtà “deflussi ultraveloci” di gas altamente ionizzato che viaggiano a velocità fino al 40% della velocità della luce.

 

I buchi neri modellano le galassie?

Gli astronomi hanno scoperto questo “vento” che esplode da un buco supermassiccio al centro di una galassia attiva chiamata PG 1114 + 445 e hanno raccolto i loro risultati in un nuovo rapporto.

“Questi venti potrebbero spiegare alcune sorprendenti correlazioni che gli scienziati conoscono da anni ma non sono in grado di spiegare”, ha affermato l’autore principale Roberto Serafinelli dell’Istituto Nazionale di Astrofisica di Milano, Italia, che ha svolto nell’ambito di un dottorato di ricerca presso l’Università di Roma.

“Ad esempio, vediamo una correlazione tra le masse di buchi neri supermassicci e la dispersione di velocità delle stelle nelle parti interne delle loro galassie ospiti. ‘Ma non è possibile che ciò sia dovuto all’effetto gravitazionale del buco nero. Il nostro studio per la prima volta mostra come questi venti del buco nero abbiano un impatto sulla galassia su una scala più ampia, probabilmente fornendo il collegamento mancante.”

I giganteschi deflussi hanno un enorme effetto sulla materia “interstellare” che circonda i buchi e “la spazza via come uno spazzaneve”. Questa materia può essere coinvolta nella formazione delle stelle. Gli scienziati sapevano già delle esplosioni di UFO, ma la nuova scoperta riguarda un diverso tipo di deflusso che ha la velocità di un UFO ma le proprietà di uno scoppio più lento chiamato “assorbitore caldo”.

Queste raffiche di “vento” sono state individuate sei volte prima e il nuovo studio ci avvicina alla comprensione di come influenzano la formazione di stelle e galassie. Le forze scoperte di recente spingono attorno alla materia interstellare come “il vento spinge le barche nel mare”, ripulendo il gas e impedendogli di radunarsi attorno alla buca.

L’ESA ha affermato che i buchi neri supermassicci “trasferiscono la loro energia nell’ambiente circostante attraverso questi deflussi e liberano gradualmente le regioni centrali della galassia dal gas, che potrebbe quindi arrestare la formazione di stelle”. Oggi le galassie producono stelle “molto meno frequentemente di quanto non facessero nelle prime fasi della loro evoluzione”, ha aggiunto.

Una dieta a base vegetale riduce il rischio di diabete di tipo 2 del 23%

Seguire una dieta a base vegetale può ridurre il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 del 23%, hanno detto i ricercatori. L’associazione è stata creata a seguito di una revisione dello studio da parte dei ricercatori del Dipartimento di Nutrizione di Harvard T.H. Chan School of Public Health di Boston.

La revisione statunitense ha anche suggerito che l’enfasi sull’assunzione di verdure e la riduzione al minimo dell’assunzione di bevande zuccherate con zucchero e carboidrati raffinati hanno ridotto del 30% il rischio di diabete di tipo 2.

“Descriverei queste riduzioni di rischio come abbastanza significative”, ha affermato l’autore senior Dr. Qi Sun. “Le diete a base vegetale possono promuovere la salute metabolica e ridurre il rischio di diabete attraverso molti percorsi, tra cui la prevenzione dell’eccesso di peso, il miglioramento della sensibilità all’insulina, la riduzione dell’infiammazione e altri meccanismi.”

 

Dieta vegetale per diminuire rischio di diabete di tipo 2

Mangiare una dieta sana e reale ha dimostrato di avere una varietà di benefici per le persone a rischio di diabete di tipo 2 o con tipo 2 esistente. L’anno scorso, i risultati di un anno del programma Low Carb di Diabetes Digital Media hanno riferito che mangiare alimenti a basso contenuto di carboidrati hanno portato a uno su quattro utenti con remissione del diabete di tipo 2.

Il team di Harvard ha esaminato nove studi pubblicati che ruotavano intorno a una dieta vegana a base vegetale e riguardava oltre 23.500 casi di diabete di tipo 2 tra oltre 300.000 persone. I risultati combinati di tutti gli articoli di ricerca hanno trovato un’associazione tra un’alimentazione ricca di frutta, verdura, cereali integrali, legumi e noci e un minor rischio di diabete di tipo 2. Questo era lo stesso per tutte le età e il peso corporeo.

Va notato che cereali integrali e legumi contengono spesso quantità più elevate di carboidrati. Mentre contengono molte fibre sane, le fibre derivate da questi alimenti possono essere ottenute da verdure non amidacee come spinaci e cavoli, componenti di una dieta a base vegetale.

I risultati sottolineano che è la qualità dei prodotti a base vegetale che vengono consumati. Il dott. Sun ha aggiunto: “È importante ciò che le persone mangiano e come vengono trasformate le verdure. Pertanto, il consumo di cibi vegetali sani che non vengono o minimamente elaborati, come frutta e verdura fresca, legumi, noci e cereali integrali, dovrebbe essere sottolineato “.

L’asteroide QQ23 si dirigerà verso la Terra il prossimo 10 Agosto

Secondo la NASA un altro asteroide si starebbe dirigendo verso la Terra, si tratta di 2006 QQ23, un enorme e pericolosa roccia spaziale che si dirige verso di noi con una maggiore probabilità di impatto rispetto a quelli annunciati nei giorni scorsi.

 

Mai così vicino e nella notte di S. Lorenzo

Secondo il Center for Near Earth Object Studies (CNEOS), l’asteroide 2006 QQ23, dovrebbe avvicinarsi al nostro Pianeta il 10 Agosto prossimo, poco dopo le 07:00 del mattino (precisamente ventitré minuti dopo l’ora esatta). Il passaggio avverrà alla breve distanza, considerando il range delle distanze astronomiche, di 0,04977 UA. L’asteroide sfiorerà quindi il nostro pianeta ad una velocità di quasi 17.000 km/h. E speriamo che niente modifichi, neanche leggermente la sua già pericolosa traiettoria, dato che l’oggetto è già stato classificato come pericoloso. Potrebbe quindi essere una notte di S. Lorenzo in cui il cielo non vedrà brillare solo lo sciame delle Perseidi.

 

Un asteroide con un diametro degno di nota e potenzialmente pericoloso

Il diametro dell’asteroide è stato stimato tra i 250 e 570 metri ed un oggetto così grande, qualora dovesse precipitare sulla Terra, provocherebbe molti danni. Per la NASA, tutti gli oggetti al di sopra degli 80 m di diametro, provocherebbero danni su scala regionale nel nostro pianeta. Come tra l’altro ci ha ricordato la meteora di “soli” 20 m caduta vicino alla cittadina russa di Chelyabinsk nel Febbraio del 2013. L’impatto del meteorite provocò un’esplosione con 20-30 volte più energia dell’esplosione atomica delle prime bombe. Causò molti danni agli edifici e rimasero ferite oltre 1000 persone.

Quindi, come avverte la NASA, anche i piccoli Near Earth Objects (NEO), possono portare distruzione sul nostro pianeta. Secondo le stime più recenti, ci sarebbero circa 10 milioni di NEO al di sopra dei 20 m, e QQ23 è decisamente uno di questi.

Con molte probabilità, anche 2006 QQ23, l’asteroide non colpirà la Terra, ma potrebbe comunque causare qualche problema ai satelliti in orbita attorno al nostro Pianeta.

Secondo le profezie di Padre Pio la fine del Mondo è molto vicina

Alcune delle profezie che leggiamo sul web non possono far altro che farci pensare a quanto siano assolutamente calzanti con l’attuale stato delle cose, ma sono predizioni sulla fine del mondo, o su quanto stiamo ammalando ed infettando questo nostro Pianeta, con il nostro comportamento scellerato ed egoista? Forse dovremmo smettere di avvelenare la nostra terra e di bombardarla per colpirci a vicenda. A questo proposito, tra quelle cattoliche vi sono le profezie di Padre Pio. Le profezie del frate di Pietralcina sembrano infatti delle appropriate parole di monito verso un’umanità alla deriva, persa in se stessa e nel suo egocentrismo.

 

Le profezie di Padre Pio: catastrofi ed avvertimenti per l’uomo

Padre Pio, uno tra i beati più amati nel nostro Paese, avrebbe lasciato tra i suoi scritti delle profezie con messaggi premonitori che gli sarebbero stati confidati direttamente da Gesù. Una serie di queste profezie che Gesù avrebbe affidato al Santo di Pietralcina, affinché le diffondesse tra gli uomini, risulta essere particolarmente calzante e veritiera alla luce degli eventi catastrofici naturali di questi ultimi tempi, anche se ricordiamo che la Chiesa non si è ancora pronunciata sulla veridicità di queste premonizioni scaturite dalle trance mistiche di Padre Pio.

A farla da padrone infatti nelle profezie sono catastrofici eventi naturali, come terremoti devastanti, veleni, inondazioni ed anche un asteroide. Ma diamo un’occhiata ad alcune di queste profezie:

  • “Verranno cose tremende. Io non riesco più a intercedere per gli uomini. La pietà divina sta per finire. L’uomo era stato creato per amare la vita, ed è finito per distruggere la vita”.
  • “Il mondo sta andando verso la rovina. Gli uomini hanno abbandonato la giusta strada, per avventurarsi in viottoli che finiscono nel deserto della violenza. Se non ritorneranno subito ad abbeverarsi alla fonte dell’umiltà, della carità e dell’amore, sarà la catastrofe”.
  • “Quando il mondo è stato affidato all’uomo era un giardino. L’uomo lo ha trasformato in un rovaio pieno di veleni. Nulla serve ormai per purificare la casa dell’uomo. È necessaria un’opera profonda, che può venire solo dal cielo”.
  • La terra tremerà e il panico sarà grande. La terra è malata. Il terremoto sarà come un serpente: lo sentirete strisciare da tutte le parti. E molte pietre cadranno. E molti uomini periranno”.
  • “Scomparirà una terra, una grande terra. Un paese sarà cancellato per sempre dalle carte geografiche. E con lui verrà trascinata nel fango la storia, la ricchezza e gli uomini”.
  • “L’amore dell’uomo per l’uomo è diventato una vuota parola. Come potete pretendere che Gesù vi ami, se voi non sapete amare nemmeno quelli che mangiano alla stessa vostra tavola? Dall’ira di Dio non saranno risparmiati gli uomini di scienza, ma gli uomini di cuore”.

Ascoltando parole del genere non si può fare a meno di pensare che se la fine del Mondo è vicina, potrebbe essere per causa nostra. Per il modo in cui gli uomini trattano gli uomini e la Terra. Continuando così non arriveremo mai al catastrofico spegnimento del Sole.

Dimagrire mangiando in determinati orari, è possibile?

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Mangiare all’inizio della giornata sembra diminuire l’appetito e potrebbe, quindi, aiutare a dimagrire, secondo gli autori di un piccolo studio. Studi precedenti hanno suggerito che il nostro sistema circadiano, o orologio per il corpo, gioca un ruolo nel modo in cui bruciamo energia e il nostro appetito. E ora sembra mangiare all’inizio della giornata in linea con questi processi e può aiutare la perdita di peso.

Gli autori del nuovo articolo pubblicato sulla rivista Obesity volevano capire se le persone perdono peso perché consumano più energia, mangiano meno o se è in gioco qualcos’altro. Lo studio arriva mentre le diete a digiuno, come 5: 2 e 16: 8, hanno guadagnato popolarità, anche se le prove per dimostrare che sono benefiche sono relativamente sottili.

 

Mangiare a determinati orari per dimagrire

I ricercatori hanno reclutato 10 adulti per provare un programma di digiuno di 12 e 18 ore, con gli stessi tipi di cibo e quantità, in ordine casuale. I partecipanti erano in sovrappeso ma sani; aveva un indice di massa corporea compreso tra 25 e 35 kg / m2; pesava tra 68 a 100 g; e avevano un’età compresa tra 20 e 45 anni. Si addormentarono anche tra le 21:30. alle 12, normalmente. I pasti erano il 50% di carboidrati, il 35% di grassi e il 15% di proteine. Ogni dieta è durata quattro giorni ed è stata separata da un periodo di washout da 3,5 a 5 settimane.

La prima dieta era una forma di digiuno intermittente chiamato feed a tempo limitato (eTerf), in cui i partecipanti mangiavano tre pasti tra le 8:00 e le 14:00. La colazione era alle 8:00 e la cena alle 14:00 Il team ha ritenuto che un periodo di alimentazione di 6 ore fosse abbastanza diverso dal controllo, pur essendo sostenibile a lungo termine.

L’altra dieta fungeva da controllo, in cui i partecipanti consumavano i tre pasti tra le 8:00 e le 20:00, o i tipici pasti americani. Il quarto giorno di ogni regime, i ricercatori hanno invitato i partecipanti a trascorrere 24 ore in una camera respiratoria, che ha permesso loro di misurare quanta energia hanno bruciato. Hanno anche raccolto campioni di sangue e urina per misurare i livelli ormonali e periodicamente hanno chiesto ai partecipanti di valutare i fattori tra cui la fame, il desiderio e la capacità di mangiare e la pienezza.

Gli autori hanno riconosciuto che il loro studio era limitato in vari modi, tra cui la possibilità di prelevare sangue due volte, il che significa che era più difficile esaminare gli ormoni metabolici; le diete sono state seguite solo per quattro giorni, il che potrebbe non essere abbastanza lungo da consentire al metabolismo o al ritmo circadiano di adattarsi; e la dimensione del campione era relativamente piccola e inclinata verso gli uomini.

Hollie Raynor, professore e decano ad interim della ricerca presso il Dipartimento di Nutrizione, College of Education, Health and Human Sciences dell’Università del Tennessee, Knoxville, che non ha lavorato sul documento in un commento in una nota: “Questo studio aiuta a fornire di più informazioni su come i modelli alimentari, e non solo quello che mangi, possono essere importanti per raggiungere un peso sano “.

 

Forme di vita scoperte in profondità nella calotta glaciale antartica

Le acque scure di un lago in profondità nella calotta glaciale dell’Antartico e a poche centinaia di chilometri dal Polo Sud sono piene di vita batterica. La scoperta ha implicazioni per la ricerca della vita su altri pianeti, in particolare su Marte, dove sono stati osservati segni di un lago di acqua salata sepolto nei dati riportati lo scorso anno dall’agenzia spaziale europea in orbita attorno al Mars Express.

Il leader della spedizione John Priscu, professore di ecologia polare all’Università del Montana, ha affermato che i primi studi sui campioni d’acqua prelevati dal lago Mercer – che è sepolto sotto il ghiaccio – hanno dimostrato che contenevano circa 10.000 cellule batteriche per millilitro.

Questo è solo circa l’1% di un milione di cellule microbiche per millilitro normalmente presenti nell’oceano aperto, ma troppo alto per un corpo di acqua senza sole sepolto nelle profondità dell’Antartide.

Priscu ha affermato che gli alti livelli di vita batterica nel lago oscuro e profondamente sepolto erano segni che potrebbe supportare forme di vita superiori come animali microscopici. “Abbiamo visto molti batteri – e il sistema lacustre ha abbastanza materia organica per supportare forme di vita più grandi“, ha detto, “cercheremo davvero organismi più grandi, come gli animali. Ma questo non sarà fatto per qualche altro mese“.

L’abbondanza di vita batterica sul Lago Mercer completa la scoperta di alti livelli di vita batterica sui Whillans del Lago Antartide nel 2013, una spedizione guidata anche da Priscu.

 

Una storia che ha origini molto tempo fa

Gli scienziati teorizzano che i batteri nel lago Whillans – e forse nel lago Mercer – sopravvivono dai depositi di carbonio depositati dagli organismi fotosintetizzanti tra 5.000 e 10.000 anni fa, quando i laghi sepolti potrebbero essere stati collegati al mare aperto.

Il lago sepolto copre un’area di circa 139 chilometri quadrati sotto la calotta glaciale. Il team della spedizione ha usato trapani e acqua calda per perforare un pozzo dal loro campo sulla superficie ghiacciata fino al lago di acqua liquida.

Priscu ha dichiarato che il team ha perforato circa 1.068 metri di ghiaccio e che l’acqua era di 30° C in modo che i ricercatori potessero raccogliere campioni di acqua e sedimenti dal lago. Il buco nel ghiaccio è stato tenuto aperto per circa dieci giorni.

 

Operazioni di perforazione antartica

La spedizione è tornata alla stazione di McMurdo la scorsa settimana con oltre 60 litri di acqua sepolta nel lago e un nucleo di sedimenti lungo più di cinque metri, il nucleo di sedimenti più profondo mai catturato sotto il ghiaccio dell’Antartico occidentale.

Priscu spera che gli studi di laboratorio sui nuclei di sedimenti aiuteranno gli scienziati a saperne di più sull’attività della calotta glaciale dell’Antartide occidentale nel corso di decine di migliaia di anni fa.

Il team ha anche inviato un veicolo subacqueo specializzato e gestito a distanza nelle acque scure del lago sotterraneo, oltre a diverse telecamere.

Priscu ritiene che gli oltre 400 laghi di acqua liquida sepolti nel continente antartico ghiacciato formino un ecosistema unico di acqua liquida sotto lo spesso strato di ghiaccio e le rocce ghiacciate della crosta continentale antartica.

Qui c’è il 70% di acqua dolce del mondo – non ha senso che non ci sia vita” , ha detto Priscu. Il ricercatore ritiene inoltre che qualsiasi vita al di sotto della superficie ghiacciata del pianeta Marte potrebbe seguire gli schemi osservati nei laghi subglaciali antartici.

Le spedizioni future nei laghi sepolti di acqua liquida dell’Antartide probabilmente si concentreranno sui più grandi corpi di acqua liquida sepolta – come il lago Vostok nell’Antartide orientale.