L’uranio è un elemento naturale che si trova nelle rocce della crosta terrestre. Da solo non basta a generare energia o esplosioni nucleari: per diventare utile, deve essere “arricchito“, ovvero trasformato per aumentare la concentrazione del suo isotopo più raro e reattivo: l’uranio-235. Questo processo, chiamato arricchimento dell’uranio, è al centro dei programmi nucleari civili e militari.
Uranio-235: il motore delle reazioni nucleari
In natura, quasi tutto l’uranio è uranio-238, un isotopo poco reattivo. Solo lo 0,72% è costituito da uranio-235, quello in grado di sostenere una reazione a catena di fissione nucleare: una reazione che, se controllata, produce energia, ma se incontrollata può causare una devastante esplosione.
Le centrali nucleari usano uranio arricchito al 3-5%: è abbastanza per produrre energia in modo sicuro. Le armi nucleari, invece, necessitano di uranio arricchito al 90% o più: un materiale altamente instabile e reattivo, capace di scatenare un’esplosione in frazioni di secondo.
Come funziona l’arricchimento dell’uranio
Il metodo più usato oggi è quello delle centrifughe: lunghi cilindri rotanti che separano gli isotopi in base al loro peso. L’uranio-238, più pesante, si sposta verso l’esterno; l’uranio-235, più leggero, resta al centro. Ripetendo il processo centinaia o migliaia di volte, si ottiene una concentrazione sempre maggiore di uranio-235.
Questo stesso principio viene usato sia per fini civili che militari, il che rende la tecnologia intrinsecamente ambigua: lo stesso impianto può produrre combustibile per una centrale o il materiale di una bomba.
Quando l’arricchimento diventa una minaccia globale
Un paese che arricchisce uranio al 60%, come l’Iran oggi, è già molto vicino alla soglia per la produzione di armi. Secondo gli esperti, passare dal 60% al 90% è tecnicamente più semplice che passare da livelli naturali al 60%. È questo il motivo per cui l’arricchimento oltre il 20% viene considerato un campanello d’allarme internazionale.
L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) monitora questi sviluppi con grande attenzione, ma le tensioni geopolitiche, come i recenti attacchi israeliani ai siti nucleari iraniani, rendono la situazione sempre più instabile.
Tra energia e minaccia
L’uranio arricchito rappresenta una delle più grandi ambivalenze della tecnologia moderna: da una parte, può alimentare intere città e curare malattie; dall’altra, può distruggerle in un istante. Per questo, il controllo del suo uso è diventato una delle sfide cruciali per la sicurezza globale.
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